DANDO BUCA A GODOT
STEFANO BARTEZZAGHI
EINAUDI STILE LIBERO EXTRA 2012
Già dal titolo si parte bene, sono infatti citate due opere teatrali di
grande suggestione. Ma quello che preannuncia il divertimento è il
capovolgimento di una situazione ormai assodata: dopo tutto questo tempo in cui
aspettiamo un Godot che mai arriverà, ora ci permettiamo noi di dargli buca e
non attenderlo più… e se verrà, pazienza, non ci troverà. Saremo infatti troppo
impegnati a leggere questa raccolta di giochi di parole di tutti i tipi e le
nostre risate sovrasteranno qualsiasi sua obiezione. Da sempre, il cognome
Bartezzaghi è una garanzia, lo sanno bene gli amanti, di vecchia data, dei
cruciverba che solo quando riuscivano a completare quelli di sua invenzione,
entravano nel podio dei veri intenditori. Stefano ha ereditato questa inclinazione
del padre e oltre ad essere un serio professore universitario, si è da sempre
dedicato alle parole e alle loro infinite vite. “Dando buca a Godot” è una
raccolta di osservazioni sue e di materiale che negli anni ha ricevuto dai suoi
lettori, provocandoli nelle rubriche che ha curato in varie testate nazionali.
Leggendolo viene voglia di giocare con le parole, e a diventare insonne spesso
è chi legge che una volta iniziato a sfogliare il libro di sera, non riesce
proprio a staccarsene.
Si parte con i “less ambitious books” (libri meno ambiziosi) in cui ha
ragione di esistere “Il seminarista racchio” (lontano cugino de “Il prete
bello” ), in cui è ancora vittima del precariato “Il supplente e Margherita” e
in cui, se è vero che “vedi Napoli e poi muori” e questo è valido, per Mann,
pure a Venezia, allora è altrettanto verosimile un “ Malore a Marghera”. E se
ci sono i less, applicando lo stesso meccanismo ci sono anche i "more
ambitious books". Ma questo è solo l’inizio di uno tsunami di palindromi,
acrostici, derivati, parodie e tautogrammi, che non risparmiano nemmeno i
proverbi. E se pensavate che i nani di Biancaneve fossero solo sette, beh vi
state sbagliando… sono molti, molti di più. E non sono dei banali nani poiché
la vera storia è quella di “Candidaneve coi canonici corti”. Insomma,
percorrendo la strada già tracciata a suo tempo da Rodari con “La grammatica
della fantasia” per poi arrivare al funambolico Bergonzoni, unico nel suo
genere, è impossibile non appassionarsi a questo libro e non divertirsi,
leggendolo. Consigliato per traghettarci in questo lungo inverno e portarci
dritti dritti ad un’estate (liberatoria?) in cui potremo andare al mare, senza
mascherine ma dotati di doverosi …infradito!
Sempre varo mi fu, con molte bolle,
questo mio piede, più da questa parte
ma l'ultimo ortopedico lo esclude.
E correndo e marciando, indeterminati
strazi, di la' si spella, e sovrumani
fendenti, e profondissimo machete
Io nel pensiero mi fingo; ove per poco
un for non s'instaura. E come il niente
sentii protegger queste piante, io quella
infradito avvilente che il pie' coce
vo comperando; e mi sovviene l'inferno,
e le insorte abrasioni, e la presente
recidiva: son già sei. E con queste
estremità, rallenta il passo mio:
nel camminare m'e' dolce, questo piede."