20 dicembre 2020

Consiglio di lettura domenica 20 Dicembre

 

 


DANDO BUCA A GODOT

STEFANO BARTEZZAGHI

EINAUDI STILE LIBERO EXTRA 2012

Già dal titolo si parte bene, sono infatti citate due opere teatrali di grande suggestione. Ma quello che preannuncia il divertimento è il capovolgimento di una situazione ormai assodata: dopo tutto questo tempo in cui aspettiamo un Godot che mai arriverà, ora ci permettiamo noi di dargli buca e non attenderlo più… e se verrà, pazienza, non ci troverà. Saremo infatti troppo impegnati a leggere questa raccolta di giochi di parole di tutti i tipi e le nostre risate sovrasteranno qualsiasi sua obiezione. Da sempre, il cognome Bartezzaghi è una garanzia, lo sanno bene gli amanti, di vecchia data, dei cruciverba che solo quando riuscivano a completare quelli di sua invenzione, entravano nel podio dei veri intenditori. Stefano ha ereditato questa inclinazione del padre e oltre ad essere un serio professore universitario, si è da sempre dedicato alle parole e alle loro infinite vite. “Dando buca a Godot” è una raccolta di osservazioni sue e di materiale che negli anni ha ricevuto dai suoi lettori, provocandoli nelle rubriche che ha curato in varie testate nazionali. Leggendolo viene voglia di giocare con le parole, e a diventare insonne spesso è chi legge che una volta iniziato a sfogliare il libro di sera, non riesce proprio a staccarsene.  

Si parte con i “less ambitious books” (libri meno ambiziosi) in cui ha ragione di esistere “Il seminarista racchio” (lontano cugino de “Il prete bello” ), in cui è ancora vittima del precariato “Il supplente e Margherita” e in cui, se è vero che “vedi Napoli e poi muori” e questo è valido, per Mann, pure a Venezia, allora è altrettanto verosimile un “ Malore a Marghera”. E se ci sono i less, applicando lo stesso meccanismo ci sono anche i "more ambitious books". Ma questo è solo l’inizio di uno tsunami di palindromi, acrostici, derivati, parodie e tautogrammi, che non risparmiano nemmeno i proverbi. E se pensavate che i nani di Biancaneve fossero solo sette, beh vi state sbagliando… sono molti, molti di più. E non sono dei banali nani poiché la vera storia è quella di “Candidaneve coi canonici corti”. Insomma, percorrendo la strada già tracciata a suo tempo da Rodari con “La grammatica della fantasia” per poi  arrivare al funambolico Bergonzoni, unico nel suo genere, è impossibile non appassionarsi a questo libro e non divertirsi, leggendolo. Consigliato per traghettarci in questo lungo inverno e portarci dritti dritti ad un’estate (liberatoria?) in cui potremo andare al mare, senza mascherine ma dotati di doverosi …infradito!

 

"L'infradito
Sempre varo mi fu, con molte bolle,
questo mio piede, più da questa parte
ma l'ultimo ortopedico lo esclude.
E correndo e marciando, indeterminati
strazi, di la' si spella, e sovrumani
fendenti, e profondissimo machete
Io nel pensiero mi fingo; ove per poco
un for non s'instaura. E come il niente
sentii protegger queste piante, io quella
infradito avvilente che il pie' coce
vo comperando; e mi sovviene l'inferno,
e le insorte abrasioni, e la presente
recidiva: son già sei. E con queste 
estremità, rallenta il passo mio:
nel camminare m'e' dolce, questo piede."