22 maggio 2021

Incontri dei Gruppi di Lettura in Veneto

Si è tenuto sabato 22 Maggio l'incontro on line dei Gruppi di Lettura in Veneto. Erano presenti Anna Nadotti e Matteo Bianchi che insieme a Margherita Ruo avevano espresso i loro suggerimenti. 
L'elenco comprendeva:
Moby Dick di Herman Melville
Il caos da cui veniamo di Tiffany McDaniel
Il richiamo della foresta di Jack London
Il ritorno di Hisham Matar
Autobiografia di una rivoluzionaria di Angela Davis
Gita al faro di Virginia Woolf
I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead
Le nostre anime di notte di Kent Haruf
Mi ricordo di Joe Brainard

Il nostro Gruppo tra i tanti ha scelto: "Il ritorno - Hisham Matar" e "Gita al faro" di Virginia Woolf", le riflessioni delle letture si trovano qui nel nostro sito.
Per chi avesse perso l'incontro, questo è il collegamento


https://fb.watch/5F03rksJqR/

19 maggio 2021

Libro del mese di Aprile 2021 - Dissipatio H.G. di Guido Morselli

Titolo: DISSIPATIO H.G.

Autore: GUIDO MORSELLI

Editore: Adelphi 1977 

Il nostro incontro del 27 Aprile aveva come ospite Guido Morselli e il suo libro "Dissipatio H.G". Tanta è stata la curiosità per questa lettura che è arrivato anche un commento di una gradita ospite (che ci conosce per la bella frequentazione agli eventi della sempre rimpianta Libreria Morelli). Riportiamo quindi, il contributo di Natasha contraccambiando il suo ringraziamento rivolto ad Oreste e a tutto il Gruppo che, attraverso Laura, le ha fatto conoscere questo libro intenso. 
"Ritengo che la conoscenza della vita e delle esperienze dell’autore siano elementi importanti per comprendere molte parti in cui si ritrovano il suo pensiero, le sue convinzioni, la sua solitudine. E’ un testo, per me, difficile, certe parti mi sono state del tutto incomprensibili dato che non dispongo dell’adeguata competenza su temi filosofici e riferimenti critici. Ciò non mi ha scoraggiato, ma mi ha invitato al proseguo scoprendo riflessioni profonde, puntuali su temi tuttora attuali che hanno come fulcro comune la grande delusione verso il genere umano. Il ruolo centrale che l’uomo rivendica su tutto lo porta ad essere il responsabile dell’“Imbruttimento del mondo” per il “danno e il fastidio di cui è produttore inesausto”; con i suoi pensieri e le sue azioni può diventare “il grande nemico” di natura, ambiente, comunicazione, informazione a favore di sfruttamento, consumismo, inciviltà, sregolatezza economica e politica. Se l’uomo è l’autore di questo “deturpamento generale”, esso può scomparire, per estrema sintesi, solo con lo scomparire del genere umano. Ed ecco la Dissipatio Humani Generis, la fine della specie umana, ossia di “una certa razza di bipedi”, evaporata, nebulizzata. Se è questo il significato inteso con la “dissipazione”, non si può non esser portati a pensare anche alla “dissipazione” di tutte quelle risorse che l’uomo potrebbe disporre in vita in termini di “apprendimento, esperienza, interessi” ma si riduce ad un essere “impassibile, insensibile, indifferente, impartecipe al mondo esterno”, cosicché vita e morte si assomigliano. “Adesso che loro si fanno desiderare, o cercare se non altro, comincio forse a misurare la loro importanza” potrebbe essere, questa frase, un cauto cenno di vicinanza umana, ma in ultima analisi non è né appagante, né persuasiva vista quella che poi sarà la scelta di (fine) vita che l’autore farà da lì a poco assieme alla sua “ragazza dall’occhio nero”. Che dire se non che….”Sicuramente, in quanto a esperienza, è un saggio di eternità”. 

Da questo interessante commento inizia la nostra discussione dalla quale si diramano molte considerazioni. La prima è l'eterna convivenza tra l'uomo e la Natura, la superbia del primo nel credersi protagonista assoluto dell'esistenza e la silenziosa presenza della seconda, eterna immortale e padrona. Lo scorso anno lo ha dimostrato, gli uomini hanno dovuto farsi da parte, travolti da un'epidemia che li ha ridimensionati a spettatori immobili di uno spettacolo della Natura che sembrava esibirsi in tutta la sua potenza riappropriandosi degli spazi e dei confini. "La Natura non si è accorta ... forse si rallegra di riavere in sé tutta la vita, chiuso l'intermezzo breve che per noi aveva il nome di Storia" La filosofia che sottende a questo romanzo affronta molte domande universali, e mentre lo si legge salgono alla mente i grandi principi del nostro vivere: la solitudine e il disagio di stare al mondo descritto in modo preciso e profondo perché frutto, forse, del pensiero dell'autore che concluderà la sua vita suicidandosi pochi mesi dopo aver scritto il libro. Ed è proprio dal mancato atto del suicidio che ha inizio il racconto:, un uomo che pochi istanti prima del fatale gesto si ricrede e si ripresenta al mondo, un mondo che però non offre più sembianze umane, dissoltesi, volatilizzate. Lo sguardo attonito e i passi del protagonista si muovono alla ricerca di testimonianze umane in una atmosfera onirica. L'uscita dal luogo nascosto e sotterraneo dove doveva compiersi il suo destino ci ha ricordato la caverna di Platone, la condizione dell'essere umano che deve liberarsi dalle catene del suo genere per cercare la verità autentica del mondo. Il suo procedere per la città di Cristopoli gli restituisce quel che del genere umano è rimasto: segni, impronte, oggetti, odori, elementi che rendono presente l'uomo anche in sua assenza.

 "...c'è l'assedio delle piccole cose care. Piccole cose familiari e vischiose, gli oggetti che ti riagguantano, e ognuno ha il suo modesto fascino prensile, tenace, è la foto fatta da te, della neve d'aprile sul tetto, ... la macchina da scrivere col foglio infilato nel rullo...e ognuno con il suo struggente appello, con la sua insidia: vuole intrattenerti legarti, si stupisce che tu abbia pensato di...Ma infine se torni, ti dicono, se sei ancora qui, è stato anche per noi".

 L'ossessione tra possedere e liberarsi degli oggetti e delle persone si ripercuote anche nel sentimento dell'amore percepito come aspirazione al possesso per poter liberarci di esso e passare ad altro confinando nel passato l'esperienza. Le domande si fanno sempre più insistenti, che fine hanno fatto gli uomini, cosa determina la morte, qual è il nostro spazio dopo la morte?, e il grande senso del tempo, senza l'uomo cosa rappresenta? alla ricerca delle risposte e tra celebrazione del mondo finalmente ripulito da ideologie, e pregiudizi della società e senso angosciante della solitudine, il protagonista si libera di tutti i conformismi, si lascia crescere la barba, si veste comodamente azzerando la differenza di genere maschile - femminile, ed esprime il desiderio di rincontrare l'unico amico che aveva conosciuto in una clinica in Svizzera il Dr. Karpinsky, presenza positiva, un medico buono, caritatevole, generoso. Noi conosciamo il destino del medico morto in circostanze accidentali, ma lo scopo di riunirsi a lui tiene vivo nell'uomo l'interesse per la vita e ne rappresenta la riconciliazione . Ed è in questa attesa che si concretizza la nuova concezione del tempo 

“Sto scoprendo che l’eterno, per me che lo guardo da un’orbita di parcheggio, è la permanenza del provvisorio. La dilatazione estrema dell’attimo, e in termini empirici questo vuol dire: stato di differibilità assoluta. Agisco ma non posso preventivare la durata dell’azione, so solo che è incalcolabile.... Viene, semplicemente, a cercarmi, e è già in cammino. La mia è una certezza, non propriamente un’attesa, e mi libera da ogni impazienza. Me ne sto a guardare, dalla panchina di un viale, la vita che in questa strana eternità si prepara sotto i miei occhi" 
Un tempo che annulla la differenza fra vita e morte. "...ciò che significa per noi essere morti. Impartecipazione al mondo esterno, insensibilità, indifferenza. Stabilito che la morte è questo, si conclude che la vita le assomiglia, il divario essendo puramente quantitativo. Idealmente la vita dovrebbe essere apprendimento, esperienza, interessi, ma lei capisce che in confronto alla vita in questa sua ideale e mai raggiunta pienezza, in confronto alla molteplicità delle esperienze teoricamente possibili, ognuno di noi non è molto diverso da un morto" l

La discussione volge al termine con tante interessanti digressioni che a partire dalle vicende biografiche dell'autore, dall'incomprensione degli intellettuali contemporanei, dalla sua esclusione editoriale illumina il periodo dell'attivismo politico degli anni '70, richiama testi e musica di Gaber, e apre nuove finestre per i prossimi incontri. 

#disegnaresuilibri  - Oreste Sabadin


Prossimo libro: Il quinto figlio di Doris Lessing