IL
SISTEMA PERIODICO
PRIMO
LEVI
EINAUDI
1975
RIEDIZIONE
EINAUDI 2014 illustrazione di copertina di Nicola Magrin
Ecco
con un po' di ritardo il resoconto dell’ultimo incontro di lettura del 2020 che aveva per oggetto anzi per soggetto “il
sistema periodico” di Primo Levi. Una raccolta di racconti pubblicata la prima
volta nel 1975 e ripubblicata nel 2014 con una bella intervista di Philip Roth
all’autore.
Si tratta di 21 racconti che riprendono numericamente gli elementi chimici della tavola periodica. Ogni racconto innesca una reazione che sfora il campo della chimica e approda nell’ambiente umano. Così la chimica diventa la certezza alla quale affidarci quando la vita ci mette di fronte a sbandamenti terribili. Il libro è piaciuto molto a tutti i partecipanti e le considerazioni che ne sono uscite hanno tentato di percorrere il pensiero dello scrittore. I
Interessante il punto di vista della biologa Rita che trova nell’opera l’accostamento tra il “mestiere” del chimico e il “mestiere” di vivere molto più simili di quanto sia possibile immaginare, una visione questa che si è trasformata per lei in passione profonda e viscerale. Col suo stile asciutto e puntuale, che ha convinto tutti, Primo Levi racconta episodi importanti per lo più autobiografici legati ai ventuno elementi chimici “ Il sistema periodico di Mendeleev ..era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie”, senza sprecarsi in frasi inutili, descrive le disavventure, i progressi, i fallimenti, gli orrori, le rivincite che legano i due mestieri di cui si è parlato sopra. L’elemento chimico diventa umano e definisce alcuni dei personaggi che vengono delineati:
Zn lo zinco: il professor P ”era un vecchio scettico ed ironico, nemico di tutte le retoriche…., intelligente, ostinato, ed arguto di una sua arguzia trista”. L’assistente “l’irsuto Caselli…che amava P di un amore acre e polemico,..tendono a trasfondere la sostanza umana del loro Principale nel loro proprio stampo”. Fe il Ferro: Sandro, l’amico taciturno “sembrava fatto di ferro…era fatto come i gatti, con cui si convive per decenni senza che mai vi consentano di penetrare nella loro sacra pelle.” (non sono molto d’accordo!). Ni il Nichel: a Lanzo nei pressi della cava di amianto, la cui polvere ricopriva tutta la vallata ,in cui purtroppo buona parte degli abitanti troveranno la morte,”siamo chimici, cioè cacciatori….non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile…la natura è immensa e complessa, ma non è impermeabile” .Ce il Cerio: l’esperienza del lager , Alberto”inseparabile amico”, “la nostra fame…era un bisogno una mancanza, uno yearning, che ci accompagnava ormai da un anno…mangiare, procurarci da mangiare, era lo stimolo numero uno”.V ilVanadio: il dottor Muller, l’aguzzino riemerso dal passato, né infame né eroe un grigio, “la mia lettera e il mio libro erano per lui un’intrusione ineducata e fastidiosa…non era un tedesco perfetto, ma esistono tedeschi perfetti? O ebrei perfetti?”.C il Carbonio: ventunesima ed ultima casella, si trova la storia di un atomo di C, delle sue infinite trasformazioni, del suo viaggio, che diventa un inno innalzato alla potenza e alla perfezione della Natura, in cui troviamo tutta la poesia nascosta dentro un singolo atomo.
https://www.lindiceonline.com/speciali/speciale-primo-levi-due-mestieri-levi/
“Ci proclamavamo nemici del fascismo, ma in effetti il fascismo aveva operato su di noi, come su quasi tutti gli italiani, estraniandoci e facendoci diventare superficiali, passivi e cinici.....La nostra ignoranza ci concedeva di vivere, come quando sei in montagna, e la tua corda è logora e sta per spezzarsi, ma tu non lo sai e vai sicuro.....
Ci porta al nucleo della tragedia dalla vita quotidiana alla rivoluzione partigiana.
La chiusura nostalgica e spaventosa
nell'immagine calma del fluire gelido del fiume Dora, che ci lascia la
speranza...dell'oro.
Si è, poi, dato spazio, come molte volte
accade nei nostri incontri, alle contaminazioni artistiche e Mario ci ha colto
un’assonanza testuale (riaffiorata dagli anni 80, il tempo della sua prima
lettura) con la canzone “Un chimico” di
De Andrè, contenuta nell'album
"Non al denaro non all'amore nè al cielo" al quale fa da sfondo
l'Antologia di Spoon River di E.Lee Masters
“Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare,
guardate l'ossigeno al suo fianco dormire:
soltanto
una legge che io riesco a capire
ha
potuto sposarli senza farli scoppiare
soltanto
una legge che io riesco a capire"
In una sorta di prefazione/recensione del
libro "L'altrui mestiere" apparsa su Repubblica del 6 marzo
1985 Italo Calvino parla di un abito mentale scientifico che fornisce a Levi la
misura dello scrittore e del moralista e a un costante desiderio di non
fermarsi alla superficie delle cose.
L’elogio del lavoro fatto bene, dell’uomo che si realizza nelle cose che fa («l’amare il proprio lavoro […] costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra»), quel mettersi continuamente alla prova. Voleva che le sue parole fossero sempre “scelte, pesate, commesse a incastro, con pazienza e cautela”, e la sintassi del periodo schiarita, anche quando doveva misurarsi con la descrizione dell’ignobile (si può dire che tanto più terso era il suo periodo quanto più torbida era la realtà da descrivere). “Pesare le parole”, “non fidarsi delle parole approssimate” .
Ecco di seguito alcune righe
scritte da loro
“C’è un posto in cui ci eravamo ripromessi di andare, noi due soli. È un lago nelle Alpi. Lo conoscevamo sia lui che io, e volevamo andarci insieme. Il nome di quel lago non lo dico perché rimane un segreto fra me e Primo. Era un appuntamento ideale, una specie di sogno. Quel lago è in quota, circondato da montagne altissime e nere. Lo si può raggiungere due o tre mesi all’anno, e allora è azzurrissimo, con mille e mille fiori accanto. Giù, molto più giù, ci sono le vacche al pascolo, gli escursionisti non ci arrivano perché non lo conoscono. Non siamo riusciti ad andarci. È rimasto il nostro sogno” (da Primo Levi, le opere i giorni, di Massimo Dini e Stefano Jesurum, Rizzoli, 1992).
“Che Mario Rigoni Stern esista, ha qualcosa di miracoloso. In primo luogo, perché ha del miracolo la sua stessa sopravvivenza: quest’uomo così lontano dalla violenza è stato costretto dalla sorte a fare tutte le guerre del suo tempo, ed è uscito indenne ed incorrotto dai fronti francese, albanese e russo, e dal lager nazista. Ma è altrettanto miracoloso che Rigoni sia quello che è, che sia riuscito a conservarsi autentico e schivo in quest’epoca di inurbamento suicida e di confusione dei valori”.
E anche per questo libro, Oreste ci ha fatto dono dei suoi bellissimi disegni #disegnaresuilibri
Al prossimo appuntamento martedì 26 gennaio alle ore 19.00 con "Il ritorno - padri, figli e la terra fra di loro" di Hisham Matar - Eianudi