22 aprile 2017

3. PASSEGGIATA PARISE: DA PONTE DI PIAVE A SALGAREDA

«Riflettevo: alla sublime bellezza di Capri, all’emozionante vita a New York, alla dolce Parigi, alla bellezza del Mediterraneo con il suo mare e coste su cui scorre la voce delle sirene e mi chiedevo, non senza turbamento: che cosa mi inchiodava sempre più spesso a quell’albero di more, a quelle nebbie, al fiume Piave, alle montagne vicine?»


Seconda uscita - 22 Aprile 2017

Passeggiata sui luoghi di Goffredo Parise e Lorenzo Capellini (Itinerario 3)

Letture da Veneto barbaro di muschi e di nebbie di Goffredo Parise (2009)


«A pochi metri, su un altro salice picchia il picchio, con quel movimento del becco come la piccozza del minatore o dello scalatore di vette. Le rane cantano dentro piccoli stagni e ruscelli che si gettano nel Piave, le lepri, all'alba giocano all'amore in coppie, in piedi, una rivolta verso l'altra come danzando, un alveare naturale si è formato tra i due vetri di una finestrella e da un giorno all'altro, un grosso gufo è sceso dal camino in una frana di fuliggine odorosa, le lucciole girano e il sapore del mare quando è scirocco giunge ad avvertire che la partenza, se voglio, può essere imminente oppure no, a seconda dell'estro».


«Vorrei una casa con qualche rumore di gocce di pioggia, qualche difetto legato alle intemperie, una donna o una moglie vagamente elastica nella carne, come un palloncino, magari, chissà, anche un figlio, meglio figlia. Che ci fosse carenza di ombrelli nella casetta, e fosse qualche volta un po’ fredda d’inverno (ma da poter rimediare). Che potesse dare un senso di regressione, come dicono oggi, di memoria e di ricordo, come si diceva ieri. Che si lavasse biancheria in questa casa, e si stirasse e si udissero voci e anche proteste (passeggere però). Dove si potesse respirare però il senso del tempo, sia atmosferico, sia psichico. E così, ma senza troppe scosse, diventare vecchi e morire in una giornata di vento, au plus tard!».