16 febbraio 2023

Convegno: “Venetarium. Le voci della narrativa veneta”

Sabadin #disegnaresuilibri 

 

Il 10 febbraio 2023 presso il Palazzo Giacomelli di Treviso si è tenuto il Convegno “Venetarium, le Voci della narrativa Veneta”. Lì per noi Oreste e Mario che ringraziamo per il contributo.

L’incontro, curato da Alessandro Cinquegrani e Gianluigi Bodi e promosso dall’Associazione Amici di Giovanni Comisso, è stato ospitato a Palazzo Giacomelli dalla Confindustria Veneto est con i patrocini del Dip. Studi Umanistici Università Cà Foscari, Comune di Treviso e appunto Confindustria.

A confrontarsi con i più affermati (Matteo Melchiorre, Paolo Malaguti e Ginevra Lamberti nell’ambito della letteratura e Miguel Vila nel sempre più distinto comparto delle graphic novels) e sotto l’attenta cura di Cinquegrani e Bodi una serie di autori anagraficamente più giovani e con alle spalle almeno un libro pubblicato che, con interventi di circa venti minuti, hanno letto e commentato alcune pagine dei loro scritti.

Nella sezione del mattino abbiamo così fatto la conoscenza di Enrico Prevedello, classe1984 insegnante, nativo di Borgoricco (PD) e della sua opera prima “Le stelle mobili del sottosuolo” edito da NEO Edizioni, nella quale si racconta la vita in un mondo dispotico; della ventisettenne veneziana Fosca Salmaso e del suo libro d’esordio “Mia sorella” che vanta già un editore importante come il Saggiatore sorretta da un Master in Storytelling & Performing Arts della Scuola Holden di Torino; del trentunenne padovano Marco Malvestio (ricercatore universitario nel campo fantascientifico ed ecologico) che ha presentato la sua opera intitolata “Annette”, storia di una pornostar che ha interrotto la sua carriera, edita da Nottetempo ed infine di Miguel Vila, illustratore trentenne padovano che ha pubblicato la sua seconda graphic novel “Fiordilatte” dopo la prima “Padovaland” entrambe per la casa editrice specializzata CANICOLA di Bologna.

Nella tavola rotonda che ha concluso le esposizioni mattutine non è parso distinto il tratto della comune origine veneta se non in parziali riferimenti geografici o urbanistici alle città di origine (Salmaso, Prevedello e Vila). Piuttosto ridotta se non assente la spinta ideale e sociale alla scrittura nelle risposte dei giovani autori quali hanno palesato solo una volontà di scrivere storie lasciando ai lettori il resto.

Le due sezioni pomeridiane hanno visto l’avvicendarsi di sei autori.


Nella prima ha aperto la già conosciuta Ginevra Lamberti, trentasettenne veneta di adozione, che ha presentato il suo terzo romanzo “Tutti dormono nella valle”, edito da Marsilio, che parla di fratture generazionali negli anni settanta; è stata la volta poi di Matteo Melchiorre (classe 1981) che proseguendo nel filone del romanzo storico ha riferito del suo libro “Il Duca” - Einaudi editore - storia epica tra furia del potere, leggi naturali e libertà individuale; la scrittrice/attrice di origine slovacca Jana Karšaiová (n. 1978) e residente a Verona ha concluso la sezione parlando del suo primo libro ”Divorzio di velluto” nel quale si affrontano i temi dello sradicamento e della rinascita. Nell’approfondimento a ranghi uniti è emersa la maggiore maturità degli autori che, a differenza dei giovani del mattino, non hanno nascosto le motivazioni sociali che li spingono a scrivere e a confrontarsi anche sul piano politico.


La sezione finale è stata aperta dalla bellunese classe 1982 Francesca Zanette che si occupa a Treviso di marketing e comunicazione e che ha presentato il suo libro d’esordio “Dove qualcosa manca” (ed. Readforblind) con il quale getta uno sguardo sul dopoguerra vissuto in un piccolo paese delle Prealpi Venete; di seguito è venuto il turno del nativo veneziano (ora a Milano) Andrea de Sprit (n. 1989) che con il suo primo libro “Ogni creatura è un’isola” (ed. il Saggiatore) citando il Sisifo di Camus si inerpica in una ricerca che conduce ad accettare l’assenza di una persona cara. La chiusura delle esposizioni individuali dell’ultima sezione è stata affidata a Paolo Malaguti, nato alla fine degli anni settanta a Monselice e insegnante alle scuole superiori, che con riferimento al tema della giornata ha attinto dal suo viaggio sentimentale tra le parole venete “Sillabario veneto” ed. BEAT leggendo la definizione della parola “mona”. Nella tavola rotonda finale, che ha anche chiuso i lavori dell’incontro, è risultato in misura maggiore che nelle precedenti il nesso alla comune radice (Zanette e Malaguti) con l’inserimento nel testo di suggestioni e riferimenti dialettali.

Encomiabile l’iniziativa coordinata del duo Cinquegrani – Bodi che, pur con i limiti dovuti ad una struttura organizzativa e scenica migliorabile, ha messo in risalto la vitalità degli autori veneti giovani e meno giovani. Forse era il caso di approfondire, sempre con riferimento al tema proposto, quali (e come) gli scrittori veneti del passato hanno ispirato gli autori presenti all’incontro e attraverso quali letture.

Mario Pigato



Sono molte le occasioni in cui si parla di identità. Identità culturale, artistica, nazionale, professionale e altre ancora. Nello specifico di Venetarium si fa riferimento alla identità veneta e in particolare nel campo della scrittura di autori e autrici giovani e meno giovani che animano la scena attuale della narrativa regionale.

Si è confermato che i confini dell’identità sono per forza di cose aperti, che non esiste un senso unico delle cose, ma, fortunatamente, e la storia dell’umanità lo conferma, che le contaminazioni e gli scambi sono da sempre utili, necessari e inevitabili. Scrivere (vivere) in Veneto è una questione geografica o logistica, il bisogno di confronto culturale, politico, sociale va molto al di la dei limiti amministrativi e come loro famosi predecessori (Parise, Comisso, Zanzotto e il più recente Trevisan) la tensione porta a una certa universalità, ovviamente con le dovute differenze personali, tenendo conto che la comunicazione dei nostri giorni è, grazie alla diffusione delle possibilità digitali, molto più libera, più fluida, immediata e contaminata.

Certo non è da sottovalutare la valenza locale, perché anche le convenzioni sociali e l’ambiente istituzionale in cui ci si muove hanno il loro peso e possono contare e condizionare, almeno per quegli autori che fanno i conti anche con la politica in senso ampio. In alcuni casi troviamo l’uso di frammenti di dialetto utilizzato come fatto sonoro o come rafforzativo di alcuni passaggi, per dare una caratterizzazione più chiara a determinate vicende e personaggi. Sono comunque persone che non parlano il dialetto se non in casi eccezionali e lo usano come una delle tante possibilità a loro disposizione.

Oreste Sabadin





5 febbraio 2023

15 _COLLE DI DANTE: ROMANO ALTO D’EZZELINO


 22 Gennaio 2023

Passeggiata Romano d’Ezzelino (VI)

Letture da: La Divina Commedia di Dante Alighieri

Il Colle di Dante ossia Colle Bastia è citato nella terza Cantica della Divina Commedia da Dante che incontra in Paradiso la sorella di Romano d’Ezzelino che così esclama. E si riferisce proprio al Colle che si incontra durante la passeggiata dal centro del paese verso Col Molin. In cima al colle è stata eretta una torre circolare in ricordo della fortezza.

In quella parte della terra prava 
Italica, che siede intra Rialto
e le fontane di Brenta e di Piava
si leva un Colle e non surge molt’alto
là onde scese già una facella
che fece alla contrada un grande assalto

Romano d’Ezzelino – il Tiranno – però viene collocato da Dante in Inferno nel 7° Cerchio (Canto XII dell’Inferno)

E quella fronte ch’al ‘l pel così nero è Azzolino

La breve facile passeggiata offre diverse installazioni in legno che richiamano alcuni passi dell’Opera, come la Barca di Caronte 

Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i' vegno per menarvi a l'altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo
E tu che se' costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti".
Ma poi che vide ch'io non mi partiva,
disse: "Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti

Una delle tre bestie incontrate all’inizio del viaggio 



Temp' era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.

e la rappresentazione dei simoniaci


 



Il Panorama che si gode dall’alto oggi ci fa appoggiare uno sguardo delicato sul vicino Monte Grappa che ben si presta ad allungare l’escursione, e percorrendo quei sentieri parrà di risentire le stessa grida infernali che per anni hanno riecheggiato durante la Prima Guerra Mondiale.





4 febbraio 2023

In cammino - Gdl di Mirano

 Ringrazio il Gruppo di Lettura di Mirano in particolare Elena e Sabrina per avermi invitato alla serata del Gruppo dedicata alla letture con tema il cammino. Un tema a me particolarmente caro per le tante sfumature che questa parola e questo atto assumono nella mia vita. La facile metafora con la vita e la sua linearità con le mete e i viaggi lascia il posto a riflessioni più ampie che divagano dal filosofico allo scientifico, dallo storico allo psicologico, dall'urbano, all'ambientale. E' stata una esperienza curiosa interessante e il confronto con le diverse accezioni proposte dai partecipanti ha incrementato la mia già ampia blibliografia che va dalla cartina Tabacco alle elucubrazioni di Kant. 

Anche la nostra discussione è stata un cammino che ci ha portato per i diversi sentieri della motivazione, del modo di camminare, del piacere ma anche della costrizione. E' stato naturale quindi tracciare il netto confine tra l'entusiasmo che ci fa preparare uno zaino e partire per raggiungere le più particolari mete e l'esercito di popoli in cammino costretti all'esodo dalle proprie città. E' questa forse la spaccatura che più fa riflettere e che si percepisce ogni volta che si cammina su luoghi teatro di guerra o si passeggia da turisti su confini bombardati e percorsi ogni giorno da donne e bambini costretti alla fuga. Questo contrasto ci fa stare in silenzio e apre un abisso sull'atto stesso del cammino. La nostra individualità si è manifestata nella scelta delle letture, alcune proposte per la modalità del cammino, la solitudine scelta da chi privilegia l'aspetto introspettivo, in gruppo da chi cerca la condivisione, il raggiungimento della meta per i programmatori e il piacevole vagabondaggio per coloro che amano solo sentire la terra sotto i piedi, la curiosità di chi esplora con i piedi la storia o la scienza, la regolarità e l'impegno di chi cammina per star bene, l'adrenalina di chi sfida percorsi ostici e tortuosi spostando limiti e resistenza, il sogno di chi muove popoli alla ricerca di nuove terre.

Il confronto con molti autori che hanno unito i passi con la penna è stato occasione per confrontarci e trovare affinità con pagine poetiche, pratiche, dure o incredibilmente sognanti. 

Un accenno è stato fatto anche al ruolo terapeutico del cammino non solo dal punto di vista organico ma soprattutto psicologico. Ricerche e sperimentazioni sempre più approfondite comprovano quotidianamente che il camminare con i propri ritmi e perché no, aiutati dal canto, muove la mente ad aperture e conoscenza di sè aiutando a delineare il proprio posto nel mondo e l'abitarci sereni. 

Buon cammino a tutti. 

Bibliografia