30 gennaio 2022

Gruppo di Lettura _ Mese di gennaio: La musica


La musica nella letteratura e nelle nostre vite è stato il tema dell’incontro del Gruppo di lettura che ha accompagnato il saluto all’anno vecchio e l’avvio del nuovo anno. Nel tepore del salotto letterario della Casa con l’arco, in pochi, distanziati e arieggiando i locali abbiamo lasciato che le note, il ritmo e soprattutto le nostre considerazioni uscissero dalle pagine e si diffondessero nello spazio. 
 Abbiamo dovuto fare ordine e comprendere quali fossero gli argomenti e come trattarli, vista la vastità delle suggestioni e soprattutto i tanti punti di vista di questo affascinante mondo. L’invito alla riflessione era partito qualche mese fa intrecciando la musica creata e suonata con l’aspetto emotivo e coinvolgente che possono suscitare alcune canzoni. Da qui la domanda: perché fin dall’inizio del mondo la musica è così importante, perché la sentiamo, perché fa parte di noi?

Invitati a leggere il libro di Nicola Campogrande “Occhio alle orecchie: come ascoltare musica classica e vivere felici” ci siamo poi confrontati allargando gli orizzonti e portando ognuno di noi libri che avessero attinenza con la musica misurandone le diverse influenze.

Ciò che ha trovati tutti concordi è il ruolo che la musica gioca nelle nostre vite e come essa sia indossata in modo diverso nello scorrere dei giorni delle emozioni e delle sensazioni quotidiane. Una stessa musica, indipendentemente dall’oggettività della realizzazione, può essere apprezzata oppure denigrata se ad essa la nostra mente associa pensieri positivi o negativi.

Qualcuno di noi ha approfondito l’aspetto organico tecnico del suono, ciò che la musica produce a livello cerebrale, i neuroni che vengono interessati e come rispondono alle sollecitazioni. Questo è quanto tenta di spiegarci Daniele Schon nel suo “Il cervello musicale. Il mistero svelato di Orfeo”. In questo viaggio nell’affascinante mondo delle neuroscienze l’autore ci conduce per mano dentro le orecchie e tra le pieghe degli emisferi cerebrali per cercare di riconoscere e nominare ciò che la musica produce e muove: se sia una forma di linguaggio e quale potrebbe essere la funzione rinnovata da attribuirle per la maturazione di un popolo e della sua cultura.

Ma da dove nasce la musica? Forse dal nostro ritmo interiore, forse dal battito del cuore materno, l’essere umano ha bisogno di ritmi e cadenze per rassicurarsi, per sfogare le situazioni di tensione, pensiamo alle ninne nanne, alle filastrocche, ai canti popolari dei lavoranti, ai canti della guerra, alla semplice canzoncina sussurrata mentre si stira o si guida, ci si avvicina così a grandi passi alla letteratura, alla metrica delle poesie, all’uso degli esametri e delle ottave utilizzate per rendere lo scalpitio di un cavallo o la lentezza del procedere di un passo. Rita ci legge delle poesie tratte dal Bestiario di Pablo Neruda (con le magiche illustrazioni di Luis Scafati) e con la lettura cerca di riportarci ad un’immedesimazione tra il gatto e le parole scelte per descriverlo. Legge poi un’altra poesia tratta da Acqua di Laguna di Mario Stefani e seguendola dentro i versi sembra di scorgere quell’osmosi città-laguna tanto cara al poeta. Tullio, segue la stessa strada e sceglie Giovanni Verga per sperimentare l’uso del linguaggio verista capace di trasmettere la lentezza del paesaggio siciliano, il lento trascorrere del tempo, la digressione del pensiero facendoci notare come quella sorta di ritornello nominale “Di Mazzarò” possa essere percepito come un suono di un tamburo, che richiama la forza della proprietà, della terra oggetto della novella “La roba”. 

Come non ricordare su questo tema parola-musica “La pioggia nel pineto” magnifico esempio di quanto l’utilizzo di alcune parole e addirittura di alcune lettere possano trasformarsi nel suono di un agente atmosferico come la pioggia.

Il passaggio dalla poesia alla letteratura avviene con un libro scelto da due partecipanti “Madrigale senza suono” di Andrea Tarabbia, qui la musica è protagonista della vita di un uomo vissuto nel medioevo, il principe Carlo Gesualdo da Venosa, narrata da Igor Stravinskij, che durante un suo viaggio a Napoli si imbatte nella storia di quest’uomo che nella vita avrebbe voluto solo comporre e cacciare e che invece viene richiamato ai doveri di politica e di potere e distolto dalla grande missione della sua vita: la composizione di sette madrigali che dovevano segnare la fine di un’epoca musicale e l’inizio di una nuova. La sua vita condizionata dal compito che gli viene assegnato e dall’uxoricidio viene raccontata da Gioacchino Arditty, compagno di vita del Principe. Dal manoscritto finito nelle mani del compositore russo, come in un gioco di matrioske, si vedono aprirsi porte e cunicoli sul periodo rinascimentale, un’indagine approfondita e densa sul ruolo del dolore nella creatività degli artisti, la convivenza tra la capacità di compiere crimini efferati e la sensibilità geniale della composizione musicale, l’eterna lotta tra potere e coscienza personale, la sfida tra medicina scienza e stregoneria; la ricerca infine della musica perfetta, con lo scopo di adattarla all’infinito astronomico e il limite intrinseco di doverla scrivere e limitare sul pentagramma.

 Facciamo però un passo indietro all’inizio di questo bellissimo incontro, la proposta di Oreste, che ci apre qualche pagina di “Il giardino del Mediterraneo” di Giuseppe Barbera, arricchito dai suoi disegni, vuole invitarci ad una riflessione ampia sull’attinenza che ci può essere tra l’intervento antropico sul paesaggio e di come sia quasi impossibile trovare un paesaggio puro senza scorgervi l’intervento umano e allo stesso modo come sia l’azione dell’uomo ad intervenire sulla melodia, creando musica con strumenti di diverso tipo finanche a quelli informatici;  ma il cinguettio degli uccelli, il frusciare delle foglie, l’ululato del lupo possono essere definiti musica?!

Qualcuno esprime il disaccordo attribuendo alla parola musica quella forma d’arte che trova collocazione nella maestosità di un teatro con un’orchestra che guidata da un maestro renda tutta la meraviglia della perfezione contenuta nello spartito e alla quale approcciarsi preparati, studiando per poter abbandonarsi alla bellezza del suono con la giusta consapevolezza. Come sempre i cerchi concentrici di un tema così ricco sono infiniti e allora che ruolo possono avere le canzoni, le canzonette, i testi della musica che passa alla radio e che tanta parte delle nostre vite assorbe e ritorna nel tempo. Mario suggerisce la lettura di “Come funziona la musica” di David Byrne, fondatore dei Talking Heads, per rispondere all’importanza delle dimensioni spazio-tempo nell’ascolto. Molta rilevanza viene data dall’autore allo spazio dove la musica viene prodotta che quasi condiziona la produzione stessa (si scrive la musica anche per raggiungere alcune persone in alcuni luoghi definiti), analizzandone l’evoluzione affiancata alla modifica del modo di vivere del pubblico, alle abitudini e adattandola ai nuovi strumenti  e perché no agli eventi sociopolitici. 

 Tra gli autori che hanno provato a rispondere alla domanda sul perché ci piaccia la musica ci ha provato Silvia Bencinelli con il libro “Perchè ci piace la musica: orecchio, emozione, evoluzione” un libro, presentato da Piera, che indaga partendo da studi sui primati e dalle prime testimonianze di formalizzazione della musica l’evoluzione di questa disciplina, le attitudini dei singoli, osservandone le diverse reazioni sui neonati e sui bambini, l’intensità delle emozioni e del piacere che può dare l’ascolto, provando ad intersecare le diverse forme del linguaggio e di comunicazione e provando a fare un’analisi anatomica del cervello per confermare che le aree interessate da parole e suoni sono diverse. Necessari e utili questi approfondimenti per affermare e riflettere sulla necessità della musica nella nostra vita e nel nostro organismo, Erri de Luca parla di “Musica provata” riferendosi al sentire soggettivo e personale. Un altro saggio che invita a questa riflessione è “Le vie dei canti” di Bruce Chatwin scrittore britannico conosciuto per i suoi diari di viaggio. Questo in particolare si è svolto in Australia e l’autore ha analizzato i canti rituali degli aborigeni, il ruolo di iniziazione e l’importanza del tramandare queste tradizioni. Lo fa ripercorrendo le strade simboliche ed ancestrali che gli aborigeni compiono in onore alla nascita della loro civiltà. Qui il ruolo del canto è la continuazione della vita preservandola dalla ricaduta nel caos, un ruolo salvifico dunque.

La commistione tra i linguaggi è anche il nucleo attorno al quale ha preso forma il breve racconto “Sonata a kreutzer” di Lev Tolstoj, il contributo di Vasile. Un racconto dai toni forti e intensi che si svolge all’interno del vagone di un treno. In questo piccolo ambiente un uomo racconta all’amico -narratore  dell’omicidio della moglie a seguito del suo sospetto tradimento con un musicista. Quando i due amici suonano la sonata le sensazioni che questa provoca sulla mente dell’esecutore non solo rafforza l’idea ma confonde quasi la sintonia delle note con quella dell’immaginazione carnale dei due corpi uniti. Qui la musica rivela e chiarisce.

Chiudiamo con un contributo a distanza di Patrizia che ha letto per noi "Il nipote di Wittgenstein. Un'amicizia" di Thomas Bernhard.  Il libro è un tributo al grande amico, Paul Wittgenstein, nipote del filosofo  Ludwig e uno degli eredi della nota e ricchissima famiglia austriaca Wittgenstein. Vi è in quest'opera una correlazione stretta  tra tre temi: l'amicizia, la malattia e la musica. Nel 1967 l'autore e Paul W. si trovano ricoverati entrambi nell'ospedale Steinhof di Vienna. Paul viene curato per problemi psichiatrici mentre Thomas per una neoplasia al polmone. L'esperienza della malattia e la comune passione per la musica classica suggelleranno la loro lunga amicizia. La complessità della figura di Paul viene infatti raccontata attraverso la musica: grande frequentatore del Teatro dell'Opera di Vienna, capace di decretare il successo o l'insuccesso di un'opera musicale;  per tre anni visita i più grandi teatri dell'opera del mondo; sa confrontare le qualità dei vari cantanti lirici del tempo;  In grado di tenere una conferenza  su Stravinskij e  spiegare la sinfonia Haffner di Mozart come  un  prodigio della matematica. Bernhard traccia il filo invisibile che unisce la musica e la malattia mentale di Paul. Descrive una mente, comune a molti malati psichici, che non riesce a liberarsi dal continuo "accrescersi e ingorgarsi" di ricchezze spirituali e intellettuali tanto da "esplodere", una mente che produce ininterrottamente bellezza spirituale tanto da saper coordinare e confrontare tutto cio' che attiene alla disciplina musicale. Dopo i numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici, Paul è solito rifugiarsi nella  casa di campagna di Bernhard e seduto in cortile, ascoltando ad occhi chiusi, chiede all'amico  i dischi di quei musicisti da lui amati che lo metteranno nella giusta disposizione  d'animo: "un Beethoven, per favore", "un Mozart, per piacere",  "uno Strauss, ... E' un libro sulla forza salvifica della musica e dell'amicizia che  può lenire i dolori, le mancanze, i drammi di una vita.

L’incontro si chiude con la lettura di una bella poesia di Valerio Magrelli dal titolo “Musica”

- Occhio alle orecchie: come ascoltare musica classica e vivere felici _  Nicola Campogrande _ Ponte   alle grazie 2015. 

 - Il cervello musicale. Il mistero svelato di Orfeo _  Daniele Schon _ Il Mulino 2018 

-  Bestiario _  Pablo Neruda _ Guanda 2021 

- La roba _ Giovanni Verga _ Mondadori 1976

-  Acqua di Laguna  _  Mario Stefani _ 1991 

-  Madrigale senza suono _  Andrea Tarabbia – Bollati Boringhieri 2019 

-  Il giardino del Mediterraneo: storie e paesaggi da Omero all’Antropocene _  Giuseppe Barbera _ Il    Saggiatore        2021

-  Come funziona la musica _ David Byrne – Bompiani 2014 _ trad A. Silvestri 

- Perché ci piace la musica: orecchio, emozione, evoluzione _  Silvia Bencinelli _ Sironi 2007 

-  Musica provata _ Erri de Luca _ Feltrinelli 2014 

-  Le vie dei canti _  Bruce Chatwin _ Adelphi 1995 _ trad: Silvia Gariglio

-  Sonata a kreutzer  _  Lev Tolstoj _ Einaudi 1953 _ Trad Leone Ginzburg 

- Valerio Magrelli _ Poesie 

- Thomas Bernhard _ Il nipote di Wittgenstein. Un'amicizia _ Adelphi 1989 _ Trad Renata Colorni