La musica nella letteratura e nelle nostre vite è stato il tema dell’incontro del Gruppo di lettura che ha accompagnato il saluto all’anno vecchio e l’avvio del nuovo anno. Nel tepore del salotto letterario della Casa con l’arco, in pochi, distanziati e arieggiando i locali abbiamo lasciato che le note, il ritmo e soprattutto le nostre considerazioni uscissero dalle pagine e si diffondessero nello spazio. Abbiamo dovuto fare ordine e comprendere quali fossero gli argomenti e come trattarli, vista la vastità delle suggestioni e soprattutto i tanti punti di vista di questo affascinante mondo. L’invito alla riflessione era partito qualche mese fa intrecciando la musica creata e suonata con l’aspetto emotivo e coinvolgente che possono suscitare alcune canzoni. Da qui la domanda: perché fin dall’inizio del mondo la musica è così importante, perché la sentiamo, perché fa parte di noi?
Invitati a leggere il libro di Nicola Campogrande “Occhio alle
orecchie: come ascoltare musica classica e vivere felici” ci siamo poi confrontati
allargando gli orizzonti e portando ognuno di noi libri che avessero attinenza
con la musica misurandone le diverse influenze.
Qualcuno di noi ha approfondito l’aspetto organico tecnico del suono, ciò che la musica produce a livello cerebrale, i neuroni che vengono interessati e come rispondono alle sollecitazioni. Questo è quanto tenta di spiegarci Daniele Schon nel suo “Il cervello musicale. Il mistero svelato di Orfeo”. In questo viaggio nell’affascinante mondo delle neuroscienze l’autore ci conduce per mano dentro le orecchie e tra le pieghe degli emisferi cerebrali per cercare di riconoscere e nominare ciò che la musica produce e muove: se sia una forma di linguaggio e quale potrebbe essere la funzione rinnovata da attribuirle per la maturazione di un popolo e della sua cultura.
Ma da dove nasce la musica? Forse dal nostro ritmo interiore, forse dal battito del cuore materno, l’essere umano ha bisogno di ritmi e cadenze per rassicurarsi, per sfogare le situazioni di tensione, pensiamo alle ninne nanne, alle filastrocche, ai canti popolari dei lavoranti, ai canti della guerra, alla semplice canzoncina sussurrata mentre si stira o si guida, ci si avvicina così a grandi passi alla letteratura, alla metrica delle poesie, all’uso degli esametri e delle ottave utilizzate per rendere lo scalpitio di un cavallo o la lentezza del procedere di un passo. Rita ci legge delle poesie tratte dal Bestiario di Pablo Neruda (con le magiche illustrazioni di Luis Scafati) e con la lettura cerca di riportarci ad un’immedesimazione tra il gatto e le parole scelte per descriverlo. Legge poi un’altra poesia tratta da Acqua di Laguna di Mario Stefani e seguendola dentro i versi sembra di scorgere quell’osmosi città-laguna tanto cara al poeta. Tullio, segue la stessa strada e sceglie Giovanni Verga per sperimentare l’uso del linguaggio verista capace di trasmettere la lentezza del paesaggio siciliano, il lento trascorrere del tempo, la digressione del pensiero facendoci notare come quella sorta di ritornello nominale “Di Mazzarò” possa essere percepito come un suono di un tamburo, che richiama la forza della proprietà, della terra oggetto della novella “La roba”.
Come non
ricordare su questo tema parola-musica “La pioggia nel pineto” magnifico
esempio di quanto l’utilizzo di alcune parole e addirittura di alcune lettere
possano trasformarsi nel suono di un agente atmosferico come la pioggia.
Il passaggio
dalla poesia alla letteratura avviene con un libro scelto da due partecipanti “Madrigale
senza suono” di Andrea Tarabbia, qui la musica è protagonista della vita di
un uomo vissuto nel medioevo, il principe Carlo Gesualdo da Venosa, narrata da
Igor Stravinskij, che durante un suo viaggio a Napoli si imbatte nella storia
di quest’uomo che nella vita avrebbe voluto solo comporre e cacciare e che
invece viene richiamato ai doveri di politica e di potere e distolto dalla
grande missione della sua vita: la composizione di sette madrigali che dovevano
segnare la fine di un’epoca musicale e l’inizio di una nuova. La sua vita
condizionata dal compito che gli viene assegnato e dall’uxoricidio viene
raccontata da Gioacchino Arditty, compagno di vita del Principe. Dal manoscritto
finito nelle mani del compositore russo, come in un gioco di matrioske, si vedono
aprirsi porte e cunicoli sul periodo rinascimentale, un’indagine approfondita e
densa sul ruolo del dolore nella creatività degli artisti, la convivenza tra la
capacità di compiere crimini efferati e la sensibilità geniale della
composizione musicale, l’eterna lotta tra potere e coscienza personale, la
sfida tra medicina scienza e stregoneria; la ricerca infine della musica
perfetta, con lo scopo di adattarla all’infinito astronomico e il limite
intrinseco di doverla scrivere e limitare sul pentagramma.
Qualcuno esprime il disaccordo attribuendo alla parola musica
quella forma d’arte che trova collocazione nella maestosità di un teatro con
un’orchestra che guidata da un maestro renda tutta la meraviglia della
perfezione contenuta nello spartito e alla quale approcciarsi preparati,
studiando per poter abbandonarsi alla bellezza del suono con la giusta
consapevolezza. Come sempre i cerchi concentrici di un tema così ricco sono
infiniti e allora che ruolo possono avere le canzoni, le canzonette, i testi
della musica che passa alla radio e che tanta parte delle nostre vite assorbe e
ritorna nel tempo. Mario suggerisce la lettura di “Come funziona la musica”
di David Byrne, fondatore dei Talking Heads, per rispondere all’importanza
delle dimensioni spazio-tempo nell’ascolto. Molta rilevanza viene data
dall’autore allo spazio dove la musica viene prodotta che quasi condiziona la
produzione stessa (si scrive la musica anche per raggiungere alcune persone in
alcuni luoghi definiti), analizzandone l’evoluzione affiancata alla modifica
del modo di vivere del pubblico, alle abitudini e adattandola ai nuovi
strumenti e perché no agli eventi
sociopolitici.
La commistione tra i linguaggi è anche il nucleo attorno al quale ha preso forma il breve racconto “Sonata a kreutzer” di Lev Tolstoj, il contributo di Vasile. Un racconto dai toni forti e intensi che si svolge all’interno del vagone di un treno. In questo piccolo ambiente un uomo racconta all’amico -narratore dell’omicidio della moglie a seguito del suo sospetto tradimento con un musicista. Quando i due amici suonano la sonata le sensazioni che questa provoca sulla mente dell’esecutore non solo rafforza l’idea ma confonde quasi la sintonia delle note con quella dell’immaginazione carnale dei due corpi uniti. Qui la musica rivela e chiarisce.
Chiudiamo con un contributo a distanza di Patrizia che ha letto per noi "Il nipote di Wittgenstein. Un'amicizia" di Thomas Bernhard. Il libro è un tributo al grande amico, Paul Wittgenstein, nipote del filosofo Ludwig e uno degli eredi della nota e ricchissima famiglia austriaca Wittgenstein. Vi è in quest'opera una correlazione stretta tra tre temi: l'amicizia, la malattia e la musica. Nel 1967 l'autore e Paul W. si trovano ricoverati entrambi nell'ospedale Steinhof di Vienna. Paul viene curato per problemi psichiatrici mentre Thomas per una neoplasia al polmone. L'esperienza della malattia e la comune passione per la musica classica suggelleranno la loro lunga amicizia. La complessità della figura di Paul viene infatti raccontata attraverso la musica: grande frequentatore del Teatro dell'Opera di Vienna, capace di decretare il successo o l'insuccesso di un'opera musicale; per tre anni visita i più grandi teatri dell'opera del mondo; sa confrontare le qualità dei vari cantanti lirici del tempo; In grado di tenere una conferenza su Stravinskij e spiegare la sinfonia Haffner di Mozart come un prodigio della matematica. Bernhard traccia il filo invisibile che unisce la musica e la malattia mentale di Paul. Descrive una mente, comune a molti malati psichici, che non riesce a liberarsi dal continuo "accrescersi e ingorgarsi" di ricchezze spirituali e intellettuali tanto da "esplodere", una mente che produce ininterrottamente bellezza spirituale tanto da saper coordinare e confrontare tutto cio' che attiene alla disciplina musicale. Dopo i numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici, Paul è solito rifugiarsi nella casa di campagna di Bernhard e seduto in cortile, ascoltando ad occhi chiusi, chiede all'amico i dischi di quei musicisti da lui amati che lo metteranno nella giusta disposizione d'animo: "un Beethoven, per favore", "un Mozart, per piacere", "uno Strauss, ... E' un libro sulla forza salvifica della musica e dell'amicizia che può lenire i dolori, le mancanze, i drammi di una vita.
L’incontro si chiude con la lettura di una bella poesia di Valerio
Magrelli dal titolo “Musica”
- Occhio alle orecchie: come ascoltare musica classica e vivere felici _ Nicola Campogrande _ Ponte alle grazie 2015.
- Bestiario _ Pablo Neruda _ Guanda 2021
- La roba _ Giovanni Verga _ Mondadori 1976
- Acqua di Laguna _ Mario Stefani _ 1991
- Madrigale senza suono _ Andrea Tarabbia – Bollati Boringhieri 2019
- Il giardino del Mediterraneo: storie e paesaggi da Omero all’Antropocene _ Giuseppe Barbera _ Il Saggiatore 2021
- Come funziona la musica _ David Byrne – Bompiani 2014 _ trad A. Silvestri
- Perché ci piace la musica: orecchio, emozione, evoluzione _ Silvia Bencinelli _ Sironi 2007
- Musica provata _ Erri de Luca _ Feltrinelli 2014
- Le vie dei canti _ Bruce Chatwin _ Adelphi 1995 _ trad: Silvia Gariglio
- Sonata a kreutzer _ Lev Tolstoj _ Einaudi 1953 _ Trad Leone Ginzburg
- Valerio Magrelli _ Poesie
- Thomas
Bernhard _ Il nipote
di Wittgenstein. Un'amicizia _ Adelphi 1989 _
Trad Renata Colorni