NATALIA GINZBURG
EINAUDI_ 1963
Il libro di cui si è discusso nel Gruppo di lettura del 23 Febbraio è stato "Lessico famigliare" di Natalia Ginzburg. Un diario scritto dalla protagonista nell'arco della sua vita che dichiara le sue intenzioni: "Nel corso della mia infanzia e adolescenza mi proponevo sempre di scrivere un libro che raccontasse delle persone che vivevano, allora, intorno a me. Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perché la memoria è labile, e perché i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito». Una storia la sua di una famiglia numerosa (padre, madre e cinque fratelli) ebraica e antifascista vissuta a Torino e che come tutte le famiglie costruisce una rete lessicale riconoscibile solo ai partecipanti, una rete gergale di modi di dire, di intuizioni, di esclamazioni che diventano caratterizzanti.
Questo è il primo elemento che tutti noi abbiamo sentito vicino. L'universo
dentro alcune parole, alcuni motti, alcune espressioni che costituiscono un
castello verbale inaccessibile agli ospiti ma che lega le entità famigliari in
modo forte e autentico. "Quando ci incontriamo, possiamo essere, l'uno con
l'altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una
parola, una frase, una di quelle frasi antiche sentite e ripetute infinite
volte, nel tempo della nostra infanzia..."
L'altro elemento che ha colpito tutti è stata quella specie di leggerezza e
di indifferenza unite all'ironia con le quali dietro gli episodi apparentemente
insignificanti e quotidiani, Natalia lascia scorrere la storia complessa di
una famiglia importante (il padre è un insegnante universitario, la madre colta
e frequentatrice di persone di grande spessore, Turati, Anna Kuliscioff, i
fratelli esponenti antifascisti amici di Adriano Olivetti). Non si scorge, si è
detto, l'ostentazione dell'ebraismo che si trova ad esempio in un'altra
famiglia celebre della letteratura, quella dei Finzi Contini, piuttosto questa condizione è vissuta come assolutamente normale. E' con l'ironia e con la
scelta di raccontare episodi normali che sembra crearsi il distacco dai grandi
eventi politici che costituiscono una grande cornice marginale. Non sceglie di
descrivere la sofferenza o il dolore, non c'è autocommiserazione, sono spaccati
di una famiglia come tante. Persino i momenti più drammatici, come la morte del marito sono trattati in modo descrittivo, quasi senza partecipazione emotiva, ma abbiamo capito essere stata una scelta dettata dall'imparzialità con cui l'autrice ha voluto raccontare i fatti che le accadevano intorno. Una famiglia in equilibrio tra letteratura, storia
e scienza, formata da un padre burbero, ma tenero con modi educativi personali
ma riusciti, una mamma importante che si muoveva con determinazione e quel
punto di svagatezza che la rendeva leggera ma affettuosa. "...avendo mia madre quella sua natura così lieta, che investiva ed accoglieva ogni cosa, e che di ogni cosa e di ogni persona rievocava il bene e la letizia, e lasciava il dolore e il male nell'ombra, dedicandovi appena, di quando in quando, un breve sospiro"
L'elemento sul quale ci siamo soffermati di più non poteva che essere lo
stile linguistico sperimentale, il linguaggio che diventa protagonista e che fa
la storia. La compresenza di origini regionali diverse, la commistione di
parole che determinano la lingua della famiglia è l'elemento distintivo ed
innovativo. Ci hanno fatto sorridere i continui rimandi alle parole come
sempio, squinzie, sbrodeghezzi, sempiezzi, fufignezzi. Parole che non hanno bisogno di
spiegazioni perché identificano già il senso di un'intera frase. E mentre si
ironizza e si sorride si scorgono di sottecchi gli ostacoli, le vicende
dolorose, le disuguaglianze che la vita impone.
Un'importante riflessione legata sempre allo strumento verbale è stata sull'eterno, incerto confine tra fra verità e menzogna. Si è ripreso un passo importante del libro dove viene dato spazio alla scelta delle parole e al ruolo del silenzio "Era necessario tornare a scegliere le parole, a scrutarle per sentire se erano false o vere, se avevano o no vere radici in noi, o se avevano soltanto le effimere radici della comune illusione".
Per un approfondimento sulla scrittrice "La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg" di Sandra Petrignani
Il prossimo appuntamento è per il 30 Marzo, ci troveremo a discutere di "Gita al faro" di Virginia Woolf, uno dei libri proposti da Anna Nadotti per la rete dei gruppi di lettura del Veneto.