Autore: Meša Selimović
Editore: Bottega Errante Edizioni
Anno 2019
Curatore: Bozidar Stanisic
Traduttore: Elisa Copetti
Il 22 dicembre 2022 è stato il nostro ultimo incontro dell'anno. Ci siamo trovati presso la Casa con l'Arco per scambiarci opinioni e impressioni sul libro incompiuto "Il Cerchio" pubblicato postumo nel 1983, dello scrittore serbo di origine bosgnacca Meša Selimović.
L'autore fu profondamente provato dalla perdita del fratello partigiano, giustiziato dai suoi stessi commilitoni per futili motivi. Da questo episodio Selimović trae lo spunto per una minuziosa analisi delle metodologie governative del regime comunista instaurato da Tito nelle repubbliche della Iugoslavia, dove emergono le discrepanze tra credo personale e libertà individuale da una parte, interesse collettivo e sottomissione bieca ai dettami di un governo dall'altra.
Abbiamo seguito fin dall'inizio la sua
faticosa fase di trasformazione interiore grazie al confronto
con una vasta galleria di personaggi che lo contrastano, creando
continue "crepe" nella sua vita pubblica e
privata, obbligandolo a riconsiderare le sue vicende familiari,
la sua relazione sentimentale e non ultima la sua cieca adesione ai
"valori" del partito.
In questa galleria abbiamo
trovato dei personaggi di grande umanita' che hanno inseguito
il loro pensiero critico e lo hanno espresso con impeto sia
dialetticamente sia con scelte di vita precise.
Tra questi
spiccano:
Altri personaggi come il padre di Nina,
Gortan, Misita descritti forse più sommariamente hanno accettato
compromessi per ricoprire e conservare ruoli di potere all'interno
del sistema, aderendo così totalmente ai diktat di partito.
Poi il dibattito ci ha portato
indietro nel tempo... .
Qualcuno ha ricordato radio Capodistria,
altri che hanno viaggiato nei paesi dell'Europa dell'est hanno
rievocato la diversità culturale che si esprimeva anche nella
diversa fattura degli oggetti, un artigianato che è andato perduto
in un mondo che tende sempre più ad un livellamento culturale.
Si
sono fatte riflessioni anche sul nostro quotidiano, sulla
necessità di coltivare un pensiero libero attraverso uno
studio costante e di saper vincere le illusioni del possesso che non
vuole dire rinunciare alle cose che ci fanno stare bene bensì
a riconoscere ciò che non è necessario.
Attraverso
i numerosi personaggi descritti con grande cura e intensità l'autore
ha saputo rendere la complessità del clima socio- politico della
ex-Iugoslavia dei primi anni '70, servendosi di dialoghi ben
congegnati, combinati con le complesse riflessioni del protagonista
Vladimir.
-Čizmić che sapientemente e con ironia si rivolta contro un partito sempre più dogmatico "non aperto al dubbio, alla critica, al dialogo". Di lui abbiamo apprezzato non solo le sue doti di intellettuale libero, ma anche il suo senso pratico utile ad affrontare le situazioni del quotidiano;
-Mica che vive da emarginato sull'isola fluviale, lontano dalla città rifiutandosi di accettarne logiche e comportamenti. Sua è la rivolta contro l'alta burocrazia al potere che si crogiola nei suoi innumerevoli privilegi;
-Ismet, lo studente sensibile e puro che non dimentica la miseria familiare di un padre minatore e una madre analfabeta. Si pone contro un potere sempre più indifferente all'impoverimento dei lavoratori;
-Nina che come Vladimir si trova in una fase di transizione, in collisione con la sua famiglia e i suoi privilegi per lei inconciliabili con un sistema socialista.
“Sono gli eterni insoddisfatti che da sempre sognano la giustizia per tutti, che forse non esiste; una vita per tutti ugualmente favorevole, che è forse la fantasia delle persone incapaci di accettare l’esistente. Forse i loro sogni non si realizzeranno mai, ma ciò non significa che non siano belli: per come la pensano, ogni tempo conoscerà la misura della propria onestà e dell’umanità; il nostro non la conosce, né vuole conoscerla”
E infine Janko l'artista di talento, zio di Vladimir che di fronte a una società che sacrifica il singolo alla collettività contrappone il suo pensiero libero: lo scopo della vita dell'individuo è trovare l'armonia, l' equilibrio interiore, "l'uomo è ricco anche solo se intuisce la bellezza, troppo fluida per essere conquistata". Una vita, la sua, consacrata alla pittura con dedizione totale e impegno quotidiano.
“Vladimir
era rimasto colpito quando aveva visto per la prima volta il vecchio
legarsi con difficoltà il pennello alle dita della mano destra per
poter dipingere. Gli era sembrato un legarsi spaventato alla vita,
non accettare la separazione da significato, una fuga
dall’impossibilità, non accettare la sconfitta. In quel gesto
incredibile c’erano un amore immenso per la vita e l’eroismo
davanti al pericolo imminente: la mano trema, le dita non hanno la
forza di afferrare il pennello; l’unica sua funzione umana diventa
impossibile e dunque obbligheremo la natura a piegarsi e l’impotenza
a ritirarsi.”
Più complessa è la figura di Vladimir. Egli mantiene una doppiezza in tutte le situazioni narrate e ci è sembrato in fase di trasformazione, come "sospeso". L'immagine esterna privata e pubblica che di sé vuole dare è conforme a quella " monolitica" di uomo di partito. In realtà inizia a pensare e "sentire" emotivamente in un modo diverso.
Se da una parte le sue vere posizioni sono sempre più affini a quelle libertarie di Cizmic e dello zio dall'altra non ha ancora maturato il coraggio e lo slancio necessario per ergersi contro quelle generalmente accettate dentro il partito.
“Vladimir spiegava allo zio che il partito era un’organizzazione che associava persone dalla coscienza limpida e non era diventato la somma dei membri che riuniva, ma la sostanza del meglio che esisteva in essi. Così il partito, rimanendo un’associazione, un’unione di persone che accolgono volontariamente un’idea e un programma per la sua realizzazione, riesce a non importare anche i loro difetti e gli errori. Come se il partito li filtrasse, li pulisse, li svecchiasse, separando gli ingredienti cattivi lasciando soltanto la materia pura.”
Qualcuno
di noi ha ribadito che questo dualismo è presente anche nella sua
vita affettiva. Quando Nina mette fine al loro rapporto Vladimir è
invaso da un dolore profondo, viscerale, lacerante mentre
dall'esterno appare pacato, composto, distante. Le ultime pagine che
raccontano l'incontro fisico con Roksanda sembrano dare a
Vladimir finalmente una dimensione più umana grazie all'Istinto che
come sempre sapientemente "droga la ragione perché non
senta e non veda...".
Qualcuno
di noi mosso dal contenuto del libro, ha attinto al suo impegno
politico giovanile per delineare i soprusi- abusi
anche del sistema capitalistico che ha sostenuto dittature, creato
disuguaglianze, emarginazione e sacche di povertà sotto,
ma anche lontano dai nostri occhi. Abbiamo convenuto che esistono
sistemi politico-finanziari e religiosi che si fondano, ancora oggi,
sull’indottrinamento delle masse e sullo “spegnimento” del loro
spirito critico”.
“Nella storia sono importanti soltanto gli uomini di spirito e gli uomini che combattono per la libertà. Tutti gli altri sono semplici realizzatori di compiti quotidiani”
Le immagini contenute sono opera del lavoro prezioso e creativo di Oreste Sabadin #disegnaresuilibri