31 dicembre 2020

Consiglio di lettura 31 Dicembre

 


Ci congediamo da quest'anno con l'ultimo consiglio di lettura di Oreste. Auguri ai nuovi arrivati e agli affezionati. Al prossimo anno con nuove storie e si spera con qualche uscita. Buon anno nuovo!


SEDICI PAROLE

NAVA EBRAHIMI

Keller editore 2020

traduzione di Angela Lorenzini
#disegnaresuilibri di Oreste Sabadin

 Mona , che vive in Germania da quando era bambina, racconta in prima persona il suo viaggio in Iran, suo paese natale, in occasione della morte della nonna materna. Trova un paese a lei ormai completamente estraneo.

Sedici parole, una per ogni capitolo, fanno da guida al percorso che la protagonista intraprende e che la porta a fare i conti con le proprie origini. Stare tra culture diverse, non essere completamente né in una, né nell’altra. Sentire senza riconoscersi. Identità ed estraneità. Un conflitto/dialogo interiore che si alimenta con sprofondamenti nei ricordi e risvegli improvvisi e prepotenti nella realtà.

Il racconto si svolge tra immersioni in ambienti famigliari, dove emergono insospettabili figure femminili, a partire dalla nonna, che rivive nei suoi  ricordi e che si distingue per l’orgogliosa testardaggine e per il suo linguaggio colorito, incontri di ex colleghi, un vecchio amore, in luoghi devastati da terremoti, da presenze poliziesche, da un degrado dovuto all’appiattimento iconografico e sociale causato dalla politica tirannica della religione, in un panorama umano ricco, variegato e contraddittorio, che in qualche modo continua ad esprimere differenze, dove si alternano e convivono riti, consuetudini, trasgressioni, e situazioni incongruenti tra ferree tradizioni, mode, costumi “moderni”, obblighi, tanta ignoranza, impossibili sogni, adeguamenti e compromessi quotidiani e personali, un mondo pieno di possibilità e imposizioni nel quale Mona fatica ad orientarsi, abituata ormai ad altri stili di vita.

Oreste    















30 dicembre 2020

Consiglio di lettura 30 dicembre

 


 

ATLANTE DEI BATTERI. UN MONDO DI BELLEZZA CONTAGIOSA

LUDGER WESS

Edizioni Marsilio 2020

Traduzione: Angela Ricci

Curatore: Gianluca Deflorian

Illustrazioni: Falk Nordmann

 Ho pensato a questo libro per chi, come me, è molto curioso scientificamente ma ha bisogno di un linguaggio narrativo. Inoltre, in qualche modo, si tratta di un viaggio nella scoperta del micromondo che ci circonda. Leggendolo ho immaginato i viaggi di Verne o Swift  che tanto ho amato da bambina.

 “Saperne di più sulla nascita dei batteri potrebbe forse aiutarci a trovare una risposta a domande fondamentali che alla fine riconducono a quella più grande di tutte: perché esiste l’uomo?”

50 “identikit” di alcuni fra i batteri più stupefacenti mai osservati sino ad oggi accompagnano il lettore, con semplicità e meraviglia attraverso un mondo sbalorditivo e affascinante, fatto di curiosità, storia e di sorprendenti scoperte scientifiche, antiche e molto recenti, alla conoscenza di questi minuscoli organismi, veri padroni del mondo in cui viviamo. Ce ne sono tantissimi, almeno 5 volte il numero delle stelle della nostra galassia, e sono diffusi in tutto il pianeta, anche negli ambienti più impensabili e ostili, vivono con noi e dentro di noi, non solo aiutandoci a digerire ma supportando il nostro sistema immunitario. Le loro capacità di resistenza e di adattamento non hanno eguali in natura. Sono utilissimi, per molte attività umane, per le piante e gli insetti, per il clima e per l’ecosistema planetario. Si evolvono velocemente, sono in grado di comunicare fra loro e di scambiarsi materiale genetico, molto probabilmente nei prossimi anni ne saranno scoperti o sviluppati in laboratorio nuovi tipi, con capacità ancora più incredibili e fuori dal comune e, forse, un giorno si troveranno le prove definitive della loro presenza, passata o presente, anche su altri corpi celesti del sistema solare.

Il nostro pianeta è abitato da una moltitudine di specie di microrganismi e i batteri sono la parte più consistente di questa popolazione, tanto che essi rappresentano circa il 15% della biomassa totale presente sulla Terra, seconda solo a quella delle piante (gli esseri umani occupano appena lo 0,01%). Sono gli organismi più antichi arrivati sino ai giorni nostri e, sebbene siano stati osservati per la prima volta solo nel XVII secolo, hanno una storia che ebbe origine 3,8 miliardi di anni fa, sul fondale degli oceani. Eppure, la maggior parte delle persone ritiene che il ruolo dei batteri sia poco rilevante e pensa a loro per lo più come a portatori di epidemie e terribili malattie, molte delle quali, fortunatamente, sono state debellate grazie agli antibiotici, ai vaccini e ai progressi della medicina moderna. Questo libro, scritto dal biologo tedesco Ludger Wess e impreziosito dalle bellissime illustrazioni di Falk Nordmann (una sorta di elegante e suggestivo omaggio ai dettagliati disegni che, agli albori della microbiologia, descrivevano le osservazioni al microscopio), rivela una verità assai diversa: i batteri sono stati e sono tuttora fondamentali per la vita sulla Terra.

Nadia e Gianluca

Omaggio al coraggio delle donne

 


Aggiungiamo ai consigli di lettura di ieri questo fresco di stamattina suggerito da Piera e uniamo le tre proposte in una ipotetica linea di ammirazione verso il coraggio che le donne riescono a trovare nelle occasioni di difficoltà, la loro capacità di trasformare gli ostacoli in opportunità. E' la scelta che aveva condotto Agitu Gudeta  Ideo nella Val dei Mocheni dall'Etiopia, costretta a fuggire dal governo, per aver dimostrato il suo impegno a difendere l'agricoltura locale dal potere delle multinazionali.  La pace, temporaneamente trovata nell''azienda agricola della Valsugana, è stata spenta ieri con il suo omicidio. 

L'ULTIMO AMORE DI BABA DUNA

ALINA BRONSKY

Edizoni: Keller 2016

Traduzione: Scilla Forti

 Un piccolo paese nel cuore della regione contaminata dall’incidente nucleare di Chernobyl e una manciata dei suoi abitanti che, nonostante tutto, hanno voluto ritornare, isolati nella “zona rossa” in una sorta di limbo, guardati con timore dal consesso civile e dal resto del mondo, quasi comici nel loro essere arrivati agli estremi. Figura di riferimento per tutti è Baba Dunja, anziana ex infermiera che non ha più paura della morte ma difende la vita con un’energia naturale, una saggezza legata alla terra e a una sua personale concezione del mondo e della giustizia. Gli affetti sono lontani, nel tempo o nella distanza: quelli che non ci sono più sono ancora più presenti e vivi di una figlia che comunica con lettere sempre uguali, di una nipote mai conosciuta ma immaginata mille volte. Mi ha conquistato questa donna forte e buona e antica, questa storia ritagliata nella nostra storia recente e il suo parlare asciutto, poetico, ironico, di radici e di legami, ma anche di libertà vera

Piera


29 dicembre 2020

Consiglio di lettura 29 Dicembre

 



Oggi un consiglio speciale, abbiamo invitato il nostro libraio di fiducia Giovanni Cavallaro, titolare della Libreria "Il Granaio" di Dolo (VE). Una piccola realtà che offre al suo interno sempre delle novità originali, ricercate, alternative. La sua selezione e l'attenzione nelle proposte è ciò che si richiede alla figura alla quale tutti noi lettori ci affidiamo con fiducia, ben sapendo che torneremo a casa con una storia che resterà dentro di noi. 

Un grazie al nostro caro amico e un invito a passare a trovarlo e aggirarsi tra gli scaffali, i mobili e le vetrine della sua libreria che si trova  a Dolo nell'antica Via Garibaldi.  

http://www.libreriailgranaio.it/home.html

https://www.facebook.com/Libreria-Il-Granaio-1875010772522898

Per noi ha scelto

MONA                                                                   LA VITA INVOLONTARIA

BIANCA BELLOVA                                            BRIANNA CARAFA

Edizioni Miraggi 2020                                          Edizioni: Cliquot 2020

Traduzione: Laura Angeloni

due scrittrici che affrontano il tema dell'autodeterminazione del protagonista, la giovane donna Mona e Pintus. Entrambi tentano di riappropriarsi della propria identità soffocata dalle vicende tragiche della guerra, delle privazioni e degli abbandoni, ma anche dei legami, debolezze e convenzioni sociali. Un percorso a ritroso, induttivo, che dall'universale tende inesorabilmente all'individuale, e ciascuno dei protagonisti lo compie aggrappandosi a qualcosa: le parole, per Mona, sono un'ancora di salvezza che la salvano, bambina, dal senso di perdita e solitudine; da ragazza, dalla prigionia di un collegio, e da donna dal perdere sé stessa. Pintus, invece, si affida ad una città straniera, rassicurante nella sua magnanima indifferenza

 Giovanni


Consiglio di lettura 28 Dicembre 2020


 

L'ITALIA DI DANTE. Viaggio nel paese della Commedia

GIULIO FERRONI

LA NAVE DI TESEO 2019

In collaborazione con Società Dante Alighieri

Immagine di copertina: "Terre separate" -  Tullio Pericoli

 Come non dedicare un pensiero al nostro Paese alla fine di questo anno così infausto e difficile, alla nostra Italia, "nave sanza nocchiere in gran tempesta".

 Per farlo e per ricordarci la sua eterna bellezza mi sono affidata alla lettura dell'imponente opera di Giulio Ferroni che in poco più di 1200 pagine ci accompagna  con la leggerezza del suo passo in un magnifico viaggio nel "bel paese là dove ’sì suona". Un diario quello di Ferroni, professore emerito della Sapienza, storico della lingua e della letteratura italiana e grande cultore di Dante, che ripercorre tutti i luoghi vissuti dall'autore della Commedia (quelli visitati direttamente e quelli nominati nell'opera) e ci restituisce così,  la bellezza e la grandezza di Roma, l'importanza di Napoli, patria del sommo poeta Virgilio, l'amato splendore della sua Firenze, ma anche i luoghi remoti dell'Umbria e del Lazio, della Puglia, della Romagna e di Ravenna, la Calabria e la Sicilia, fino ad arrivare ai nostri territori: Feltre, Verona, Vicenza, il Garda "il laco a piè dell'Alpe che serra Lamagna sovra Tiralli c'ha nome Benaco" e il magnifico arco alpino.

Le pagine dedicate a Venezia, vuoi per vicinanza vuoi per la favolosa meta, hanno un sapore poetico  nostalgico (Dante vi fece il suo ultimo viaggio nel 1321) e familiare "Ma s'io fosse fuggito invr' la Mira quando fu' sovragiunto ad Oriaco".

L'autore si muove poi verso la Pianura Padana con le sue città e si dirige verso il versante Tirrenico tornando a Fiesole. In questo peregrinare moderno quello che rende piacevolissima la lettura è il continuo saliscendi tra contemporaneità dei luoghi visitati e i rimandi letterari con le frequentissime citazioni storiche artistiche, gli approfondimenti linguistici, tutto così sapientemente dosato e calibrato.

Un lavoro eccezionale di riscoperta di luoghi anche sconosciuti che ci intrigano e ci invitano ad essere visitati. Si ha la percezione che nonostante l'enorme distanza tra l'osservazione di chi racconta e il tempo vissuto del poeta se qualcosa ha persistenza è il risultato della lentezza del lavoro svolto dagli artigiani  (in senso lato)  di questo paese per raggiungere tanta bellezza, una bellezza che questo viaggio ci raccomanda di salvaguardare.

E' stata una splendida scoperta rileggere dei passi della Divina Commedia così geografici e così concreti, precisi nell'identificazione dei luoghi pur rispondendo alla metrica della grande opera letteraria. La distanza tra il viaggio dantesco e quello di Ferroni sembra annullarsi nei nomi delle città e delle opere architettoniche, è la nominazione concreta che sovrappone il passato e il presente.

Molto attuale anche la sovrapposizione dell'oscuro, dell'aspetto più lugubre e sporco dell'Italia ben presente ai tempi di Dante e ugualmente esposto anche oggi, le stesse lacerazioni, le stesse ombre, le stesse sozzure, ma è proprio attraverso l'Inferno che si raggiunge il Paradiso e forse è agendo sulle nostre ombre che possiamo recuperare la grande bellezza della nostra Italia.

L'anno prossimo sarà l'anniversario della morte di Dante e allora un viaggio nei suoi luoghi è doveroso.

E il nostro blog sarà lieto di raccoglierne i diari

 Suggerimento: 

 https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/cammino-di-dante-le-tappe-trekking/

 

Micaela


27 dicembre 2020

Consiglio di lettura 27 Dicembre

 



SENTIERI SOTTO LA NEVE

MARIO RIGONI STERN

EINAUDI 1998

Pare che domani arrivi la neve anche in pianura, abbiamo passato il solstizio d'inverno, ne ha tutti i diritti. E allora attendiamo che cada, che profumi il cielo posandosi senza far rumore.

In questa raccolta di racconti dell'autore trova spazio una curiosa e precisa distinzione del tipo di nevi presenti nella  sua memoria. La prima neve dell'inverno è la brüskalan "lo si sentiva nell'aria l'odore della prima neve: un odore pulito, leggero; più buono e grato di quello della nebbia. Alzando lo sguardo verso nord vedevi un tenue grigiore che dalle cime raggiungeva i boschi e si abbassava verso il paese. E la punta del campanile e le campane erano già dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i tetti delle case più alte. Sulle strade polverose, sulle cataste di legna, sui cortili e sopra le nostre teste arruffate cadevano le prime stille. Aprivamo la bocca verso il cielo per sentirle sciogliersi sulla lingua... Le voci, i rumori dei paesi, i richiami dei passeri e degli scriccioli si facevano lievi, e a questo punto la brüskalan diventava vera sneea: neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo."

"Quando l'inverno stava per finire la sneea diventava haapar. Sulle rive al sole andava via per la terra in mille e mille gocce e appariva il bruno del suolo. Era in questo periodo che si sentivano le prime allodole: una mattina ti correva un brivido per la pelle ed era il loro canto alto nel cielo sopra l'haapar"

"Con l'haapar veniva l'haarnust. E' questa la neve vecchia che verso primavera, nelle ore calde, il sole ammorbidisce in superficie e che poi il freddo nella notte indurisce. Neve ottima per escursioni con gli sci ma anche a piedi quando per l'età non si deve spericolare. Allora si va con comodi scarponi leggeri sopra l'haarnust che sopporta il peso del passo senza cedere: cammini <in alto>, come sospeso, sopra pietre e buche, a livello degli apici degli abeti giovani che spuntano dalla neve verso la primavera che incomincia con l'odore della resina, e vai senza fatica, a mezz'aria."

"Dopo l'haapar e l'haarnust veniva la swalbalasneea: la neve della rondine, la neve di marzo che è sempre puntuale nei secoli. Cade dopo che sono arrivate le rondini: a volte soffice, a volte bagnata, a volte come tormenta, o anche calma in dilatate falde"

"la kuksneea è la neve di aprile; non sempre è presente, ma non è nemmeno rara. Sui prati che incominciano a rinverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la fa sciogliere. E' la neve del cuculo perché è lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che qualche volta la chiama per divertirsi quando si sfalda dai rami delle conifere: per lui che viene dall'Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda è rara e curiosa. "

"quando i prati si coprono del giallo solare dei fiori del tarassaco e dell'azzurro dei miosotidi, e le api sono indaffarate dall'alba al tramonto  nella raccolta dei pollini e nettari, allora può arrivare la bàchtalasneea: la neve della quaglia. Una nube che scende da nord, una ventata, un rapido abbassamento della temperatura ed ecco a maggio la bàchtalasneea. Dura solo poche ore, ma sufficienti per fa paura agli uccelli nel nido, dare morte alle api sorprese fuori dall'arnia e preoccupazione alle femmine di capriolo in attesa del parto."

"La neve estiva si chiamava (è rara), forse kuasneea,  la neve delle vacche, perché queste in estate si trovano sui pascoli delle malghe"

Micaela

26 dicembre 2020

Consiglio di lettura 26 Dicembre



SGUARDI DI PIETRA. VENEZIA VISTA DALLE SUE STATUE IN CINQUE ITINERARI INEDITI.

Foto di: MARCO SABADIN - Vision Fotografia                          Venezia snc

Testo di: Giandomenico Romanelli 

Progetto grafico e impaginazione: Galante Sandro

Traduzione: Arturo Group de Besanez

Didascalie: Sandro Galante, Marco Sabadin

Sviluppo digitale: Sandro Galante, Marco Sabadin

Post produzione digitale: Giuseppe Andretta

Editore: Vision Editore - Venezia 2020

Stampa: Grafiche Veneziane - Venezia

Oggi gita fuori porta degna di un Santo Stefano convenzionale, e in linea con il nostro blog. Una bellissima passeggiata fotografica che ha trovato spazio in questa interessante  raccolta di fotografie di una Venezia insolita presa dall’alto, ad altezza statue disseminate in città su palazzi, chiese e altre costruzioni, luoghi solitamente inaccessibili.

Un punto di vista inusuale reso possibile dall’uso del drone che ci svela angoli inaspettati e sconosciuti, a conferma che Venezia resta sempre una città magica e aperta a nuove scoperte.

Micaela 

 Un piccolo assaggio nel video promozionale. Il progetto è sostenuto da un crowfounding al quale si può partecipare

https://www.kickstarter.com/projects/sguardi-di-pietra/venezia-sguardi-di-pietra?fbclid=IwAR2JWMPiQ5OmaMK8dLeRMmqqjAAFR96DYW_y_gMku5m1iHL18GEZXIHwtuk


25 dicembre 2020

Consiglio di lettura di Natale

 


NEVE, STRENNE E STORIE DI NATALE

a cura di MARA BARBUNI

edizioni Croce 2017

Traduzioni: Salvatore Asaro, Mara Barbuni, Valentina Visaggio

Una raccolta di racconti dei più grandi nomi della letteratura mondiale per immergerci nell'atmosfera natalizia. Da Francis Scott Fitzgerald a Edith Warton, alla nostra Grazia Deledda, un emozionante viaggio nella magia del Natale e delle sue più particolari sfaccettature: il ruolo sociale della festività, l'aspetto fiabesco, la speranza, ma anche il cinismo e la praticità delle operazioni culinarie.

L'introduzione è un'interessante cronistoria di questa Festa così antica ma rinnovata di secolo in secolo e rappresentata dal variegato strumento letterario. Charles Dickens l'uomo che inventò il Natale dà, idealmente, il via con il suo racconto "The Christmas Carol" alla rappresentazione etica del giorno della Nascita. Prima di questo periodo, infatti, "il Natale non c'era". I secoli precedenti avevano in qualche modo criminalizzato i sentimenti di gioia legati alla festa e fu solo nell'800 che cominciò a prendere forza il senso della festa come lo conosciamo oggi con gli aspetti commerciali connessi, musiche, biglietti natalizi, decorazioni.

Vi si scopre poi l'origine dell'albero di Natale, il culto dell'attesa della nevicata della vigilia. I racconti contenuti spaziano tra tutte le note del Natale letterario. Vi è presente la storia della bambina povera, malata e sfortunata che muove alla carità dickensiana, la generosità del gesto nel racconto di Louisa May  Alcott, il senso dell'amicizia nel racconto ambientato a Harvard di Ralph Henry Barbour, la solitudine esasperata da questo periodo dell'anno, e non poteva mancare, naturalmente, la finestra aperta sul mondo della cucina che caratterizza la socialità dei giorni di Natale (è presente alla fine come simpatica appendice una ricetta del pudding natalizio).

Un testo che può essere riscoperto ogni anno per avvicinarci al Natale anche da leggere ad alta voce la sera della vigilia.

Micaela


24 dicembre 2020

Consiglio di lettura giovedì 24 Dicembre 2020

 


E siamo arrivati a Natale... e con il consiglio di Oreste, impreziosito dai suoi bellissimi disegni, vi auguriamo di trascorrere queste festività il più serenamente possibile, noi vi accompagneremo fino alla fine dell'anno con i nostri consigli. 

LA CASA DELLE MADRI

DANIELE PETRUCCIOLI

TERRAROSSA EDIZIONI 2020

 

Variabili geometrie, spazi e tempi in continuo mutamento, ospitano presenze attuali, passate e future; famiglie, storie di persone. Aggregazioni e fughe, differenze e similitudini, insiemi, solitudini. 

Un libro fitto fitto, serrato nei ritmi e negli intrecci, generoso sforzo dell’autore (già attivissimo e apprezzato traduttore) che non concede spazio all’immaginazione del lettore, anzi, lo trascina in labirinti di complesse possibilità (a volte negate), alla ricerca di soluzioni (remote, aperte, impraticabili) capaci di far convivere ricordi, speranze, momenti luminosi, profondi dolori, inaspettate scoperte e inevitabili difficoltà.

(Le parentesi sono una citazione)

Oreste





23 dicembre 2020

Consiglio di lettura mercoledì 23 Dicembre

 


INCONTRO IN EGITTO

PENELOPE LIVELY

GUANDA 2005

Traduzione: Gaspare Bona

Penelope Lively è una continua piacevole scoperta 

Come spesso accade nei libri di Lively, Incontro in Egitto (vincitore del Booker Prize nel 1987) si dedica alla rappresentazione del valore del Tempo nella vita dell’essere umano. Il Tempo, entità fluida e inafferrabile, intonata dal caos, orchestrata dal destino, che ci invita a riflessioni profondissime e spesso sconcertanti sulla nostra esistenza e sulla differenza tra realtà e non-realtà, su un oggi che è, misteriosamente, un livello di percezione intercambiabile con il passato e con altri infiniti piani di verità. 

Il libro racconta, attraverso una molteplicità di io narranti che ci permette subito di cogliere la necessità di una realtà non assoluta, la storia di Claudia, un’anziana donna in punto di morte che torna indietro nel tempo e ci presenta la sua vita. Claudia, ex reporter di guerra, ha una personalità forte, voluminosa, a volte eccessiva, scevra di compromessi e di ipocrisie. È una donna che si è occupata di storiografia e che ha dovuto meditare a lungo sulla natura del Tempo, sul significato e sulla funzione della figura dello storico e sul suo rapporto con il Vero, sulla potenza del linguaggio e infine, e dunque, su se stessa: «Non c’è cronologia nella mia testa. Sono fatta di una miriade di Claudie che vorticano e si mescolano e si dividono come scintille di sole sull’acqua»; «Quando voi e io parliamo di storia, ci occupiamo forse di ciò che è realmente avvenuto? Del caos cosmico in ogni luogo e in ogni tempo? No, parliamo di come tutto ciò viene ordinato nei libri […]. La storia si dipana; le circostanze, per naturale inclinazione, preferiscono rimanere aggrovigliate»; «il tempo e l’universo sono sparpagliati nelle nostre menti. Siamo storie del mondo assopite». 

Tra i tanti episodi della vita di Claudia, quello centrale è il suo “incontro in Egitto” durante la seconda guerra, che la costringe a mettersi a confronto con la barbarie della battaglia, la decadente ideologia del colonialismo, la bellezza sfiancante del deserto e la potenza trascinante dei sentimenti. Le parole che Lively, nativa di Il Cairo, usa per descrivere l’Egitto – ultimo balenio dell’impero britannico – sono seduttive, colme di struggimento: «Nel ricordo non c’è che la spalla bassa e lunga della collina fulva che domina la Valle dei Re, dietro alla quale s’inabissa il sole fra pennellate d’oro, di rosa e di turchese. La mite sera egiziana risuona del tintinnio del ghiaccio nei bicchieri, dello sciabattare dei camerieri sulla terrazza di pietra dell’albergo, del brusio di voci, delle risate: suoni di cento altre serate». Questo libro è davvero bellissimo: uno di quei romanzi traboccanti di umanità, che ti rendono felice e orgogliosa di essere una lettrice.

Mara

22 dicembre 2020

Consiglio di lettura martedì 22 Dicembre 2020

 


VERGOGNA (titolo originale Disgrace 1999)

JOHN MAXWELL COETZEE

EINAUDI 2014

Traduzione: Gaspare Bona

David Lurie, professore presso l’Università di Città del Capo, esercita il suo ruolo di insegnante senza convinzione. Sopra la cinquantina, divorziato, una figlia che ha sempre trascurato. Abbattuto da un senso di invecchiamento, quando gli capita l’occasione non si fa scrupolo di sedurre una giovane studentessa di colore approfittando della vulnerabilità della ragazza. Questa condotta, di cui non sembra pentito, modificherà la sua vita: costretto alle dimissioni dall’Università, va a vivere nella fattoria della figlia Lucy.

I due che non si sono mai frequentati né amati, vivono con difficoltà questa convivenza appesantita dalle loro incomprensioni. La vita nella fattoria dura, aspra, e la terribile esperienza di violenza che lui e la figlia subiscono non li avvicina, ciascuno manterrà la propria visione del mondo.

Romanzo complesso in cui Coetzee esplora con linguaggio essenziale “gli estremi territori di ciò che significa esseri umani” The Sunday Telegraph

Daniela



21 dicembre 2020

Consiglio di lettura lunedì 21 Dicembre

 


AL DI LA' DELLE PAROLE

CARL SAFINA

ADELPHI 2018

Traduzione: Isabella C. Blum

Da rigoroso ricercatore sul campo, Safina ci immette in tre paesaggi esemplari: una riserva africana, dove elefanti dalle variegate "personalità" si aggregano in un spiccata socialità (non a caso i Masai li considerano dotati di un'"anima" al pari degli umani); il parco di Yellowstone, dove i lupi - reintrodotti di recente - si muovono echeggiando cadenze pleistoceniche, fra strategie di predazione e sorprendenti gerarchie sociali (le femmine, per esempio, sono deputate ai dilemmi decisionali come restare/partire); e le acque cristalline del Pacifico nordoccidentale, dove cetacei di diverse specie dispiegano la vertigine della loro visione "acustica" e interagiscono col "Sapiens" in modi inaspettati e toccanti. Penetriamo così in un ventaglio di intelligenze, "coscienze" e "visioni del mondo" di altri animali. Le storie di questi protagonisti sono sorprendenti per la sensibilità, l'onestà, l'empatia che dimostrano anche nei confronti di noi umani. Al punto da mettere in dubbio, ancora una volta, la tesi secondo la quale l'uomo sarebbe la misura di tutte le cose.

Un libro dolce, che fa riflettere sulla nostra Umanità attraverso storie, aneddoti e dati scientifici sugli animali.

Silvia


20 dicembre 2020

Consiglio di lettura domenica 20 Dicembre

 

 


DANDO BUCA A GODOT

STEFANO BARTEZZAGHI

EINAUDI STILE LIBERO EXTRA 2012

Già dal titolo si parte bene, sono infatti citate due opere teatrali di grande suggestione. Ma quello che preannuncia il divertimento è il capovolgimento di una situazione ormai assodata: dopo tutto questo tempo in cui aspettiamo un Godot che mai arriverà, ora ci permettiamo noi di dargli buca e non attenderlo più… e se verrà, pazienza, non ci troverà. Saremo infatti troppo impegnati a leggere questa raccolta di giochi di parole di tutti i tipi e le nostre risate sovrasteranno qualsiasi sua obiezione. Da sempre, il cognome Bartezzaghi è una garanzia, lo sanno bene gli amanti, di vecchia data, dei cruciverba che solo quando riuscivano a completare quelli di sua invenzione, entravano nel podio dei veri intenditori. Stefano ha ereditato questa inclinazione del padre e oltre ad essere un serio professore universitario, si è da sempre dedicato alle parole e alle loro infinite vite. “Dando buca a Godot” è una raccolta di osservazioni sue e di materiale che negli anni ha ricevuto dai suoi lettori, provocandoli nelle rubriche che ha curato in varie testate nazionali. Leggendolo viene voglia di giocare con le parole, e a diventare insonne spesso è chi legge che una volta iniziato a sfogliare il libro di sera, non riesce proprio a staccarsene.  

Si parte con i “less ambitious books” (libri meno ambiziosi) in cui ha ragione di esistere “Il seminarista racchio” (lontano cugino de “Il prete bello” ), in cui è ancora vittima del precariato “Il supplente e Margherita” e in cui, se è vero che “vedi Napoli e poi muori” e questo è valido, per Mann, pure a Venezia, allora è altrettanto verosimile un “ Malore a Marghera”. E se ci sono i less, applicando lo stesso meccanismo ci sono anche i "more ambitious books". Ma questo è solo l’inizio di uno tsunami di palindromi, acrostici, derivati, parodie e tautogrammi, che non risparmiano nemmeno i proverbi. E se pensavate che i nani di Biancaneve fossero solo sette, beh vi state sbagliando… sono molti, molti di più. E non sono dei banali nani poiché la vera storia è quella di “Candidaneve coi canonici corti”. Insomma, percorrendo la strada già tracciata a suo tempo da Rodari con “La grammatica della fantasia” per poi  arrivare al funambolico Bergonzoni, unico nel suo genere, è impossibile non appassionarsi a questo libro e non divertirsi, leggendolo. Consigliato per traghettarci in questo lungo inverno e portarci dritti dritti ad un’estate (liberatoria?) in cui potremo andare al mare, senza mascherine ma dotati di doverosi …infradito!

 

"L'infradito
Sempre varo mi fu, con molte bolle,
questo mio piede, più da questa parte
ma l'ultimo ortopedico lo esclude.
E correndo e marciando, indeterminati
strazi, di la' si spella, e sovrumani
fendenti, e profondissimo machete
Io nel pensiero mi fingo; ove per poco
un for non s'instaura. E come il niente
sentii protegger queste piante, io quella
infradito avvilente che il pie' coce
vo comperando; e mi sovviene l'inferno,
e le insorte abrasioni, e la presente
recidiva: son già sei. E con queste 
estremità, rallenta il passo mio:
nel camminare m'e' dolce, questo piede."

19 dicembre 2020

Consiglio di lettura Sabato 19 Dicembre 2020


 

LA REPUBBLICA DELL'IMMAGINAZIONE

AZAR NAFISI

ADELPHI 2015

Traduzione: Mariagrazia Gini

Illustrazioni:  Peter Sís

 

Questa autrice è stata consigliata dal responsabile della libreria per ragazzi e non solo, “Il libro con gli stivali”, di Mestre, che ha fatto della narrazione il centro del proprio lavoro, attraverso il negozio di libri, attività di formazione e di promozione della lettura, e la casa editrice.

 

Azar Nafisi (l'autrice, fra l’altro, di ” Leggere Lolita a Teheran”) parte dalla sua recente esperienza, quella di essere diventata cittadina americana. Ci racconta la storia del nuovo continente attraverso tre grandi classici della letteratura che, più di tutti, racchiudono la sostanza dell’americanità: “Huckleberry Finn” di Mark Twain,” Babbitt” di Sinclair Lewis e “Il cuore è un cacciatore solitario”, di Carson McCullers.

L’autrice esamina queste opere, intrecciando la storia del popolo americano con i ricordi legati a Teheran, sua città natale, e con il nuovo status di “cittadina americana”, lasciandosi alle spalle un esilio lungo e penoso. E’ un inno alla letteratura, in cui si affrontano contrastanti tematiche come la guerra, la morte di un’amica cara, le lotte per la democrazia in Iran, il senso dell’insegnamento, l’educazione appassionata alle

parole e alle idee. La letteratura è lo specchio del mondo, è la chiave di apertura della libertà dell’uomo, è lo stato di salute di un paese e del suo popolo. Nelle democrazie, le parole costruiscono ponti con il mondo che ci circonda con la nostra stessa identità. Huckleberry Finn di Mark Twain, diventa un personaggio simbolo della “scelta morale che viene da un cuore intatto, e da una continua messa in discussione del mondo e di se

stessi.”

In Babbit di Lewis Sinclair (premio Nobel per la letteratura nel 1930) Azar indica nel sistema scolastico americano il pericolo della perdita della potenza creativa, dovuta alla tecnica di troppi educatori opportunisti orientati innanzitutto al business. “…Sembra che Lewis avesse ritratto alla perfezione la nostra epoca vuota ma piena di oggetti; era come se i personaggi creati quasi un secolo fa facessero il verso e gongolassero perché eravamo diventati i loro veri discendenti” Il cuore è un cacciatore solitario di C. McCullers è una magnifica sintonia di assoli, l’autrice parla della narrativa del sud come di un genere a sé, dove il sole brucia, dove i diversi sono coloro che sognano di emanciparsi dalla loro condizione sociale, dalla loro prigione personale, dai propri limiti. Sullo sfondo, la questione dell’apartheid e le lotte di classe, la religione, l’amore e il popolo schiacciato tra contraddizioni lampanti.“Il mondo dei personaggi di McCullers è opposto, in sé, a quello di Babbit e dei suoi amici, ma nella storia dell’America e della letteratura americana c’è stata una battaglia continua fra le due mentalità. Possiamo permetterci di lasciar vincere Babbit?” E’ un romanzo/saggio molto bello e affascinante, a volte ci si perde nei dettagli e non sempre si riesce a seguire il filo del discorso. Comunque quello che pare emergere è che la crisi che ci coinvolge tutti non è limitata alla sfera politica o economica, è legata a una visione d’insieme che ha reso pressappoco, ciechi tutti quelli che hanno abbandonato la propria immaginazione.

Ultima nota di rilievo la bellezza delle illustrazioni di Peter Sis che danno una veste singolare all’opera.

Rita