Titolo: GITA AL FARO
Autore: VIRGINIA WOOLF
Editore: Einaudi 2014
Traduzione: Anna Nadotti
I Edizione: 1927
Virginia Woolf. Già nel pronunciarne il nome compare rispetto e deferenza. Il talento di questa
scrittrice si percepisce fin dalle prime parole di qualunque sua opera. Ha quel
modo geniale e unico di aprire il sipario e presentarti la vita così come sta
accadendo senza premesse, senza spiegazioni. E fin dalle prime frasi, ci si
trova tra i protagonisti, si ascoltano i loro dialoghi, si osservano gli
spostamenti, le espressioni, si interpretano le posture, i pensieri.
E' il secondo romanzo di Woolf di cui parliamo nel nostro
gruppo e come per Mrs Dalloway anche per Gita al Faro i commenti
sull'eccellenza che la scrittura dell'autrice raggiunge sono indiscutibili.
Parlare dei suoi romanzi apre porte e mondi, disegna linee del tempo variabili,
ci trascina fuori e ci ricaccia dentro, ci pone davanti rivelazioni e
universali incertezze. E lo fa raccontando episodi semplici di vita quotidiana.
Ecco che una gita diventa metafora della vita che passa e del suo svolgimento. Uno svolgimento che
prevede in questa opera, tre atti e la presenza di diversi personaggi ognuno dei
quali pare dire "Virginia c'est moi".
Il luogo di inizio è una casa di vacanza con un'ampia
finestra che proietta all'orizzonte una costruzione magica e misteriosa: un
faro. Nel mezzo quel TO particella che, in lingua inglese, apre a diverse
ipotesi: Moto a luogo, stato in luogo o
piuttosto dedica? E' Anna Nadotti a scegliere di intitolare la versione
italiana Gita al faro sciogliendo il dubbio interpretativo e lasciando
prevalere l'idea del movimento sulla staticità presente nella traduzione di
Fusini (Al faro). Al di là delle due versioni non si può negare che l'insieme
di richiami acustici ce descrizioni accurate che troviamo disseminati nelle
pagine ne fa un'elegia del ricordo e una dedica ad un luogo amato.
Il romanzo narra le vicende di una famiglia e dei suoi amici
nell'arco di un decennio, un decennio
fondamentale perché vede abbattersi sul mondo un evento enorme: la I grande guerra. I protagonisti sono un padre, uomo
autoritario, rigido e autocentrato, una madre, donna bellissima dolce, accondiscendente che
emana però stanchezza, i figli e una serie di personaggi che li accompagnano
durante le vacanze nella loro dimora nell'isola di Skye. I protagonisti danno vita ai tre atti, il
primo e il terzo ampi, il secondo che lega i due, brevissimo, svelante alcuni
particolari fondamentali.
Fin dal meraviglioso incipit appaiono i tratti fondamentali
della scrittura di Woolf e possiamo azzardare che in quella prima pagina vi sia
già tutto il significato del romanzo che inizia con il desiderio del giovane Ramsay di andare in
gita l'indomani, un desiderio che si colora di speranza nelle parole della mamma
e con la stessa intensità si scolora nelle parole del padre che afferma con
certezza l'impossibilità dell'uscita per il cattivo tempo. Già dalla prima pagina, poi, fa la sua comparsa
una grande protagonista: la luce che pervaderà tutto il romanzo illuminando di volta in volta i punti di vista.
Nella stessa pagina vi è tutta la poesia degli oggetti
immateriali descritti in modo incantevole dall'autrice che sa dare animo e vita
ad una carriola, ad una falciatrice, ad un frigorifero.
"Così James Ramsay, seduto sul pavimento a ritagliare
le figure del catalogo illustrato dei Magazzini dell'Esercito e della Marina,
quando sua madre parlò, sulla figura di un frigorifero riversò beatitudine
paradisiaca. Era contornata di gioia. La carriola, la flaciatrice, la musica
dei pioppi, foglie biancheggianti prima
della pioggia, cornacchie gracchianti, ginestre sbatacchianti, vestiti
fruscianti". Oggetti che si caricano di esperienze che sopravvivono agli
eventi e che si personalizzano.
Una delle scene che appartengono a questa prima parte che ha
colpito tutti partecipanti contiene già
il concetto del movimento parola fondamentale per comprendere un'opera che svolge le scene quasi come ci fosse una macchina da presa, persone che si spostano, occhi che si parlano
incontrandosi, una visione innovativa nella stesura di un romanzo di
quell'epoca.
Il ritmo dello scorrere del tempo in questo romanzo
obbedisce alla straordinaria capacità dell'autrice di dilatare e restringere a
piacimento le scene di vita. Basti pensare che nelle poche pagine della seconda
parte avviene un evento mondiale come la I guerra mondiale, muore la protagonista femminile della storia Mrs
Ramsay, muoiono due figli, uno a causa dell'esplosione di una bomba e una di
parto, si disgrega una famiglia. Passano ben 10 anni dall'unico giorno raccontato
nella prima corposa parte e il giorno della gita. Gli eventi che succedono in questi anni benché importantissimi vengono collocati nell'immobilità di due parentesi quadre, e
dentro questo spazio avvengono fatti tragici, morti violente, cruente esplosioni, il piano temporale
viene quasi violentato da questi inserti brutali.
Nella terza parte riappare la casa, stavolta svuotata dalle relazioni,
svuotata dagli oggetti dove il vedovo Mr Ramsay torna con gli stessi amici con due dei figli con l'intento di fare quella
Gita incompiuta dieci anni prima. In tutto questo tempo una vecchia donna ne
ha custodito la presenza in modo decisamente trascurato ma all'annuncio
del ritorno dei proprietari torna e rimette tutto apposto. Nelle azioni e nelle parole della signora abbiamo colto il lavoro
dignitoso della classe più umile e anche in questo messaggio è evidente l'originalità della scrittura di questa autrice sperimentale che supera la tradizione vittoriana e si proietta nel modernismo.
Il ritorno della famiglia è finalizzato a realizzare quella gita, rimandata dieci anni prima ed è qui che si realizza il movimento (tanto amato da
Woolf, osservatrice e camminatrice appassionata) e in quelle pagine si sente
finalmente il mare, si vive il viaggio con lentezza: il tempo si perfeziona
nell'evento. Il passato rivissuto
acquisisce peso diverso e una luce nuova nel ricordo.
"Girandosi, guardò la baia, e laggiù, certo, scivolando
a intervalli regolari sulle onde, prima due lampi veloci, poi uno lungo e
durevole, c'era la luce del Faro. L'avevano acceso."
Ci troviamo d'accordo nel definirlo un libro-mondo senza
regole e forse senza un vero protagonista; tra i tanti attori che si muovono in
queste scene ognuno occupato a trovare il suo ruolo nella storia e nel mondo
alla fine nessuno sarà il vero protagonista, nessuno sarà l'eroe, si può dire
forse che sarà il tempo a vincere su tutto
e sarà la pittrice Lilly Briscol nel tracciare il segno finale della
sua lunga opera d'arte a decretare che la bellezza salverà la storia di ognuno
di loro. Apparentemente un libro duro, muscoloso, aspro, anche faticoso,
fondato sull'introspezione dei personaggi, sulle particolari relazioni, sulla
poesia che prevale su una trama che affronta dei temi coraggiosi ed audaci, la
guerra e la frantumazione del passato, la scelta di non
maritarsi di Lilly che preferisce l'arte al canone ordinario della vita, il
conflitto femminile tra essere una buona madre e moglie e l'autoaffermazione
dell'individuo donna.
Un romanzo apprezzato che rimarrà nei nostri ricordi
letterari
Come di consueto elenchiamo qui gli approfondimenti e i suggerimenti
citati nel corso dell'incontro.
"Possiedo la mia anima - il segreto di Virginia Woolf" di
Nadia Fusini
Alla tavola di Virginia Woolf:
Vita in casa di una scrittrice di Elisabetta Chicco Vitizzai
"Vi basta l'atlantico?
Lettere tra Virginia Woolf e Lytton Strachey tra il 1906-1931", a cura di
Chiara Valerio e Alessandro Giammei - Edizioni Nottetempo
"Leggere Woolf" di
Sara Sullam
"Il canto del mondo
reale" di Liliana Rampello
"Pensieri di pace
durante un'incursione aerea" di Virginia Woolf
"Un eremo non è un guscio di
lumaca" di Adriana Zarri
Infine una video lezione di Chiara Valerio
Arrivederci al mese prossimo
con Dissipatio H.G. di Guido Morselli