Il colonnello restò seduto ad aspettare il nuovo giorno, e per la prima volta nella sua vita conobbe i rumori della foresta. Quella notte ce n'erano quindici. il Procolo li contò ad uno ad uno.
1) Di tanto in tanto, vaghi boati fondi, che parevano uscire di sottoterra, quasi si preparasse un terremoto.
2) Stormire di foglie
3) Cigolìo di rami piegati dal vento
4) Fruscìo di foglie secche sul suolo
5) Rumore di rami secchi, foglie e pigne che cadevano a terra
6) Una voce remotissima di acque correnti.
7) Rumore di un uccello grande levantesi ogni tanto a volo con alto frastuoni di ali (forse un gallo cedrone
8) Rumori di mammiferi (scoiattoli o faine o volpi o lepri) che attraversavano la foresta
9) Ticchettìo di insetti che urtavano o camminavano sui tronchi
10) A lunghi intervalli, il ronzìo di una grossa zanzara
11) Il fruscio presumibilmente di una biscia notturna
12) Il grido di una civetta
13) Il dolce canto dei grilli
14) Urla e lamenti lontani di un animale sconosciuto forse assalito da gufi o lupi
15) Squittii del tutto misteriosi
Ma due o tre volte quella notte ci fu anche il vero silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo e che pochissimi uomini hanno udito
Passeggiata sui luoghi di Dino Buzzati (Itinerario 6)
Letture da: Il segreto del bosco vecchio (1979)
«Al principio di questo secolo, nella Valle di Fondo, il vento Matteo era molto conosciuto. Ambiziosissimo, preferiva signoreggiare nella piccola valle, piuttosto che girovagare per le grandi pianure e gli oceani...acquistava gagliardia speciale due ore prima dell'imbrunire e in genere toccava il massimo della forza nei periodi di luna crescente.
[...] Nelle notti di bonaccia Matteo scopriva un'altra sua grandissima qualità, si rivelava musicista sommo. Soffiando in mezzo ai boschi, qua più forte, là più adagio, il vento si divertiva a suonare; allora si udivano venir fuori dalla foresta lunghe canzoni, simili alquanto ad inni sacri. Quelle sere, dopo la tempesta, la gente usciva dal paese e si riuniva al limite del bosco, ad ascoltare per ore e ore, sotto il cielo limpido, la voce di Matteo, che cantava».
«Vagano, sovente, per le vallate deserte, desideri funesti, di origine sconosciuta. Essi prosperano nella solitudine, infiltrandosi nel fondo del cuore: per esserne infestati basta solo talora aver contemplato a lungo le foreste giorni di tramontana, o aver visto nuvole a forma di cono, o esser passati per certi sentieri obliquanti verso nord ovest».