13 luglio 2021

Libro del mese di Maggio 2021 - Il quinto figlio - Doris Lessing

 Titolo: IL QUINTO  FIGLIO

Autore: DORIS LESSING

Editore: Feltrinelli 2000

Traduttore: Mariagiulia Castagnone

Diversità,  discriminazione, evitamento, segregazione, sono tematiche quotidiane di discussione, di cronaca, di tentativi di egualitarismo che hanno come fine ultimo il tentativo di affermare il protagonismo di ogni essere umano che vive su questa Terra. Un fine ambizioso e soprattutto minacciato ogni giorno da antichi pregiudizi, convenzioni sedimentate nelle mentalità, valutazioni rigide e definite.

La lettura di questo romanzo scritto dal Premio Nobel Doris Lessing, ha aggiunto anche le osservazioni del nostro gruppo di lettura al panorama di un tema così ampio e così lungamente trattato. Il quinto figlio è la storia di una famiglia che nella sua tensione all'ideale, viene, ad un certo punto, disturbata dalla nascita di un figlio che non si ordina all'interno del nucleo ma se ne distoglie creando una sorta di frattura che ogni elemento cerca a modo suo o di sanare o rimuovere.

 Dalla lettura del commento di Patrizia si comincia a fissare i temi del libro: l'innesco dei meccanismi di isolamento e abbandono dei familiari; la scelta di riportare il figlio a casa  presa dalla madre in solitudine;  la società  (insegnanti, presidi, medici...) che giudica ma non sa trovare soluzioni accettabili; la mancanza di accettazione che porta il ragazzino verso l'adesione a gruppi di emarginati. L'handicap grave viene raccontato e portato alle sue estreme conseguenze con l'orrore che esso genera in tutti gli esseri, compresi gli animali. Ma è soprattutto l'analisi dell'adulto a focalizzare l'analisi: l'ingenuità dei genitori privi del senso di responsabilità che la procreazione dovrebbe portare con sé; Il fallimento familiare e sociale decretato dall'unica possibilità rimasta al "quinto figlio" che è quella di anelare a un possibile ricongiungimento "utopico" con un mondo diverso, altro (alieno?) dove possa finalmente vivere insieme ai "suoi simili."

Utili si rivelano le testimonianze di casi riconducibili all'oggetto del romanzo. Rita e Daniela, ex insegnanti, testimoniano  molti episodi scolastici con protagonisti bambini problematici i cui genitori manifestano tutta la loro inadeguatezza e denunciano un apparato scolastico che non è, ancora, in grado di supportarli come dovrebbe o di creare modelli adatti a queste situazioni, il sostegno così chiamato diventa perciò un contenimento più che un'opportunità.

Il protagonista della storia è Ben il quinto figlio di Harriet e David, che fin dalla nascita, crea scompiglio per il colore della pelle, per il fisico  grosso, muscoloso, forte. E' un bambino che suscita spavento terrore e mette a disagio chiunque gli si avvicini, un bambino spaventoso, capace di mettere a disagio chiunque lo guardi,  non si inserisce nel contesto di famiglia perfetta armonica e affettuosa il cui modello era così ammirato dalla società. Appare da subito un essere figlio della Natura più che di esseri umani incapace di riconoscenza e affetto, quasi un essere preistorico che sopravvive per se stesso  con atti violenti ed estremi. Qui avviene la frattura:  la famiglia che prima costituiva un ideale quasi da onorare ora viene evitata ed emarginata.  La soluzione per riafferrare l'ambita felicità e il proprio spazio autorevole nel mondo sembra quella di eliminare la "mela marcia", allontanandola per evitare che, come dice Daniela, l'elemento famiglia "salti", si rovini. La corsa verso la felicità, la fame di perfezione, scatena una sorta di "temporale" esistenziale, interpretato quasi come una vendetta come una punizione all'arroganza alla superbia di ottenere il tutto.

Anche la scelta della mamma di riportare a casa il figlio, chiuso nell'istituto come soluzione per ritrovare l'ordine famigliare, accende opinioni e riflessioni. Così, se istintivamente verrebbe da pensare all'infinito amore materno che vince su tutto, più approfondita si fa l'analisi più convergono altre osservazioni: il placare un senso di colpa, il senso dell'ingiustizia nei confronti della società, il senso del doverlo fare. Non vi si riconosce l'ancestrale amore materno incondizionato, prova ne è l'immediata conseguenza ad un atto potente forte quale quello della madre che affronta da sola il viaggio di ritorno esposta ad un grande pericolo; una volta rientrato in casa, infatti, il ragazzo  non viene accolto dall'amore o da una disponibilità famigliare ritrovata,  ma accudito dalla televisione che gli offre un mondo accattivante che lo attrae e lo allontana ancora di più dal nido originario.

Ed è qui che già si intravvede il finale: lasciare che Ben intraprenda la sua strada, rinunciando al sogno così ormai pregiudicato dalla realtà. Solo che la sua è una strada "diversa", diversa persino dall'altra presenza di ragazzina down che però nella sua problematicità è inserita nel contesto e quindi amata e accettata. Ben non si può ricondurre a nessuno dei modelli se non a quello selvaggio violento pericoloso anaffettivo e quindi attratto  da un mondo di delinquenza e di malefici che gli adulti guardano e denigrano a distanza.

Il linguaggio usato da Lessing in questo romanzo non poteva che essere crudo, duro, spigoloso anche se la lettura è scorrevole e chiara e per questo il libro è piaciuto, anche nei risvolti secondari: la descrizione di una società accelerata e mossa da desiderio di affermazione, in ogni caso e a volte anche contro logica, la concezione del "brutto" che rovina l'immagine, il mancato sforzo nel considerare il "non convenzionale" in modo relativo discostandosi dal personale punto di vista, qualche richiamo al libro di Suskind "Il Profumo", per la presenza di un essere al limite dell'umano, al confine con il mondo magico. Al centro delle nostre riflessioni rimane comunque l'inadeguatezza di una struttura sociale che smette di funzionare appena il meccanismo si inceppa per un corpo estraneo e il finale non può essere che quello ricorrente e quasi universale nella letteratura : nessuno è felice a questo mondo.