IL RITORNO_PADRI, FIGLI E LA TERRA FRA DI LORO
HISHAM MATAR
EINAUDI _ 2017
Traduzione: Anna Nadotti
"Il ritorno. Padri, figli e la terra fa di loro" è uno dei libri consigliati dal GdL in Veneto e più precisamente da Anna Nadotti, traduttrice e scrittrice italiana. Abbiamo raccolto il suo suggerimento e ci siamo confrontati su questa storia che racconta la vita dell'autore strettamente legata alla ricerca della verità sulla scomparsa del padre. Quello che subito ci colpisce è che non si tratta né di un reportage giornalistico né di una vera autobiografia, ma di un racconto storico, reso con dei tratti poetici che rendono la prosa elegante e piacevole.
"La terra in questo paese è come un calamaio. Macchia ogni piede scalzo, ogni pneumatico e tronco d'albero di un marrone rossiccio. Tutto il resto è di un verde lussureggiante. Il cielo è vicino e luminoso. Il sole sembra quasi di udirlo"
Siamo in Libia e la storia è quella del padre di Hisham,
intellettuale e attivista oppositore del regime di Gheddafi perseguitato e
imprigionato dal regime del quale si perdono le tracce. La ricerca della
verità da parte del figlio è l'occasione per raccontare la storia passata e
recente della Libia e della sua dittatura.
Il libro
ha incontrato i giudizi positivi di tutti i partecipanti, molto apprezzata
l'analisi introspettiva dei personaggi, la necessità, l'urgenza di trovare la
verità, la ricerca quasi ossessiva di un corpo su cui piangere.
"l corpo di mio padre non c’è più, ma il suo posto è
ancora qui ed è occupato da qualcosa che non può essere chiamato semplicemente
ricordo. È vivo ed è presente qui, ora"
Abbiamo
approfondito questo concetto antico come il mondo che rende così importanti e affascinanti
i luoghi cimiteriali, il culto dei morti, la cura nel prepararli, l'ultimo
saluto, quasi che senza separazione dal corpo, questo rimanesse sempre parte di
chi vive il lutto. Il richiamo al fenomeno dei desaperacidos dell'America
latina è immediato. L'angoscia unita alla speranza crea uno stato di tensione
costante che accomuna migliaia di famiglie in attesa di una certezza che
sciolga in pianto il timore quotidiano.
Le parti
più faticose appartengono alle descrizioni delle torture e delle violenze
perpetrate per anni nelle carceri ai prigionieri politici. E' in queste
descrizioni però che si delinea l'affetto e l'ammirazione del figlio per il
padre, un uomo valoroso, impegnato, con una profonda cultura e dai valori molto
radicati. Un uomo che legge, scrive, recita a memoria versi per intrattenere
ospiti prima, e compagni di prigionia dopo. Ancora una volta si declina
l'importanza della scrittura come strumento di salvezza.
Una delle
critiche sulle quali abbiamo indagato è la quasi totale assenza delle figure
femminili, o forse la loro scarsa consistenza. Appaiono sullo sfondo la madre e la
moglie dello scrittore ma restano figure di contorno, di supporto, di
vicinanza. Sembrerebbe non sia concesso alla donna il ruolo della protagonista
nella storia di questo come di molti altri paesi, quando invece il loro
coraggio, la forza, la difesa di idee e di valori hanno caratterizzato importantissimi
episodi storico politici. Abbiamo tentato di giustificare questa scelta
dell'autore, già evidente nel titolo, riflettendo sullo scopo del romanzo che
non è quello di raccontare la storia del paese quanto piuttosto il rapporto esclusivo
ed unico di due uomini un padre e un figlio e del legame indissolubile che si
crea fra di loro tanto da rendere quasi incomunicabile il dolore e di rendere l'assenza
una eterna presenza.
Una parte
della discussione poi si è tenuta sul resoconto delle vicende storiche,
qualcuno di noi reputa che l'argomento non sia stato così indagato e
approfondito, molti degli episodi della storia della Libia di quegli anni
(comprese le azioni italiane) forse non sono stati denunciati come si sarebbe
dovuto, le efferatezze e le ingiustizie subite da migliaia di persone, i
sacrifici in nome di valori politici e religiosi forse andavano descritti in
modo più preciso. Ma è proprio la natura di questo romanzo che si sviluppa su
piani diversi: storia, psicologia e giallo, a tratteggiare il minimo
indispensabile lo sfondo politico su cui le vite prendono forma.
Nella discussione hanno trovato spazio come sempre riferimenti ad altri romanzi
"Le cose che non ho detto" di Azar Nafisi
"Congo Inc. Il testamento di Bismarck" di Koli Jean Bofane
"I miei piccoli
dispiaceri" di Miriam Towes
Per un ulteriore
approfondimento sull'autore il link sul Festival Dedica di Pordenone 2020 che
lo ha celebrato.
http://www.dedicafestival.it/2020/it/calendario-festival-2020-novembre
E come sempre un tocco
di eleganza e gusto con i disegni di Oreste #disegnaresuilibri
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Febbraio 2021 "Lessico Famigliare" di Natalia Ginzburg