SENTIERI SOTTO LA NEVE
MARIO RIGONI STERN
EINAUDI 1998
Pare che domani arrivi la neve anche in pianura, abbiamo
passato il solstizio d'inverno, ne ha tutti i diritti. E allora attendiamo che
cada, che profumi il cielo posandosi senza far rumore.
In questa raccolta di racconti dell'autore trova spazio una
curiosa e precisa distinzione del tipo di nevi presenti nella sua memoria. La prima neve dell'inverno è la brüskalan "lo si sentiva nell'aria l'odore della prima neve:
un odore pulito, leggero; più buono e grato di quello della nebbia. Alzando lo
sguardo verso nord vedevi un tenue grigiore che dalle cime raggiungeva i boschi
e si abbassava verso il paese. E la punta del campanile e le campane erano già
dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i tetti delle case più
alte. Sulle strade polverose, sulle cataste di legna, sui cortili e sopra le
nostre teste arruffate cadevano le prime stille. Aprivamo la bocca verso il
cielo per sentirle sciogliersi sulla lingua... Le voci, i rumori dei paesi, i
richiami dei passeri e degli scriccioli si facevano lievi, e a questo punto la brüskalan diventava vera sneea: neve abbondante e leggera giù
dal molino del cielo."
"Quando l'inverno stava per finire la sneea
diventava haapar. Sulle rive al sole
andava via per la terra in mille e mille gocce e appariva il bruno del suolo.
Era in questo periodo che si sentivano le prime allodole: una mattina ti
correva un brivido per la pelle ed era il loro canto alto nel cielo sopra
l'haapar"
"Con l'haapar veniva l'haarnust. E' questa la neve vecchia che verso primavera, nelle ore
calde, il sole ammorbidisce in superficie e che poi il freddo nella notte
indurisce. Neve ottima per escursioni con gli sci ma anche a piedi quando per
l'età non si deve spericolare. Allora si va con comodi scarponi leggeri sopra
l'haarnust che sopporta il peso del passo senza cedere: cammini <in
alto>, come sospeso, sopra pietre e buche, a livello degli apici degli abeti
giovani che spuntano dalla neve verso la primavera che incomincia con l'odore
della resina, e vai senza fatica, a mezz'aria."
"Dopo l'haapar e l'haarnust veniva la swalbalasneea: la neve della rondine,
la neve di marzo che è sempre puntuale nei secoli. Cade dopo che sono arrivate
le rondini: a volte soffice, a volte bagnata, a volte come tormenta, o anche
calma in dilatate falde"
"la kuksneea
è la neve di aprile; non sempre è presente, ma non è nemmeno rara. Sui
prati che incominciano a rinverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma
molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la fa sciogliere. E' la
neve del cuculo perché è lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che
qualche volta la chiama per divertirsi quando si sfalda dai rami delle
conifere: per lui che viene dall'Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda
è rara e curiosa. "
"quando i prati si coprono del giallo solare
dei fiori del tarassaco e dell'azzurro dei miosotidi, e le api sono indaffarate dall'alba
al tramonto nella raccolta dei pollini e
nettari, allora può arrivare la bàchtalasneea:
la neve della quaglia. Una nube che scende da nord, una ventata, un rapido
abbassamento della temperatura ed ecco a maggio la bàchtalasneea. Dura solo
poche ore, ma sufficienti per fa paura agli uccelli nel nido, dare morte alle
api sorprese fuori dall'arnia e preoccupazione alle femmine di capriolo in
attesa del parto."
"La neve estiva si chiamava (è rara), forse kuasneea, la neve delle vacche, perché queste in estate si trovano sui pascoli delle malghe"
Micaela