27 dicembre 2020

Consiglio di lettura 27 Dicembre

 



SENTIERI SOTTO LA NEVE

MARIO RIGONI STERN

EINAUDI 1998

Pare che domani arrivi la neve anche in pianura, abbiamo passato il solstizio d'inverno, ne ha tutti i diritti. E allora attendiamo che cada, che profumi il cielo posandosi senza far rumore.

In questa raccolta di racconti dell'autore trova spazio una curiosa e precisa distinzione del tipo di nevi presenti nella  sua memoria. La prima neve dell'inverno è la brüskalan "lo si sentiva nell'aria l'odore della prima neve: un odore pulito, leggero; più buono e grato di quello della nebbia. Alzando lo sguardo verso nord vedevi un tenue grigiore che dalle cime raggiungeva i boschi e si abbassava verso il paese. E la punta del campanile e le campane erano già dentro il grigiore lattiginoso e poi anche la chiesa, i tetti delle case più alte. Sulle strade polverose, sulle cataste di legna, sui cortili e sopra le nostre teste arruffate cadevano le prime stille. Aprivamo la bocca verso il cielo per sentirle sciogliersi sulla lingua... Le voci, i rumori dei paesi, i richiami dei passeri e degli scriccioli si facevano lievi, e a questo punto la brüskalan diventava vera sneea: neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo."

"Quando l'inverno stava per finire la sneea diventava haapar. Sulle rive al sole andava via per la terra in mille e mille gocce e appariva il bruno del suolo. Era in questo periodo che si sentivano le prime allodole: una mattina ti correva un brivido per la pelle ed era il loro canto alto nel cielo sopra l'haapar"

"Con l'haapar veniva l'haarnust. E' questa la neve vecchia che verso primavera, nelle ore calde, il sole ammorbidisce in superficie e che poi il freddo nella notte indurisce. Neve ottima per escursioni con gli sci ma anche a piedi quando per l'età non si deve spericolare. Allora si va con comodi scarponi leggeri sopra l'haarnust che sopporta il peso del passo senza cedere: cammini <in alto>, come sospeso, sopra pietre e buche, a livello degli apici degli abeti giovani che spuntano dalla neve verso la primavera che incomincia con l'odore della resina, e vai senza fatica, a mezz'aria."

"Dopo l'haapar e l'haarnust veniva la swalbalasneea: la neve della rondine, la neve di marzo che è sempre puntuale nei secoli. Cade dopo che sono arrivate le rondini: a volte soffice, a volte bagnata, a volte come tormenta, o anche calma in dilatate falde"

"la kuksneea è la neve di aprile; non sempre è presente, ma non è nemmeno rara. Sui prati che incominciano a rinverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto, perché prima ancora del sole la terra in amore la fa sciogliere. E' la neve del cuculo perché è lui, il gioioso uccello risvegliatore del bosco, che qualche volta la chiama per divertirsi quando si sfalda dai rami delle conifere: per lui che viene dall'Africa, questa cosa bianca e soffice e fredda è rara e curiosa. "

"quando i prati si coprono del giallo solare dei fiori del tarassaco e dell'azzurro dei miosotidi, e le api sono indaffarate dall'alba al tramonto  nella raccolta dei pollini e nettari, allora può arrivare la bàchtalasneea: la neve della quaglia. Una nube che scende da nord, una ventata, un rapido abbassamento della temperatura ed ecco a maggio la bàchtalasneea. Dura solo poche ore, ma sufficienti per fa paura agli uccelli nel nido, dare morte alle api sorprese fuori dall'arnia e preoccupazione alle femmine di capriolo in attesa del parto."

"La neve estiva si chiamava (è rara), forse kuasneea,  la neve delle vacche, perché queste in estate si trovano sui pascoli delle malghe"

Micaela