11 aprile 2021

Approfondimento: La corsara - ritratto di Natalia Ginzburg

 

LA CORSARA- RITRATTO DI NATALIA GINZBURG

Autore: Sandra Petrignani

Editore: Neri Pozza 2018

Durante l'incontro del nostro Gruppo di lettura di marzo ci siamo confrontati sul libro di Natalia Ginzburg "Lessico famigliare". Per apprendere di più sul carattere di questa grande scrittrice  e per svelare qualche dubbio o qualche perplessità che ha lasciato il romanzo, mi sono sentita di consigliare  la lettura di "La corsara",  il ritratto che di Natalia fa Sandra Petrignani, autrice appassionata di ricerca dei luoghi e degli episodi delle scrittrici di cui si è occupata. E lo fa con grande perizia e con animato trasporto  anche in questa biografia che ripercorre gli eventi più importanti della vita di Ginzburg rivelandone  angoli e particolari che aiutano ad esaltarne i lati oscuri, e al tempo stesso disegnano contorni forti e riusciti di una grande donna della nostra letteratura.

D'altronde la stessa Natalia ammette che "se a scuola mi avessero detto qualche semplice cosa chiara sulla vita di Manzoni, le due mogli, i figli morti, le malattie, i viaggi e le discordie, se mi avessero consentito di leggere I Promessi Sposi tutto in un fiato e senza celebrarne a ogni passo la solenne maestà dello stile, li avrei capiti un po' prima". Ecco perché conoscere la vita di questa autrice ci aiuterà a capire meglio le sue opere e gli intenti che le sottendono.

Le sue importanti amicizie maschili, la grande avventura editoriale iniziata all'Einaudi, il timore reverenziale ma anche l'enorme stima per Elsa Morante, la sua vita matrimoniale di sposa, di madre e di nonna, la sua tristezza e la sua determinazione, il gusto e l'intuizione per le buone opere. Nelle 450 pagine di questo libro c'è tutto questo e  vi si trova l'individuo Natalia immerso nella società italiana di anni particolarmente difficili ma anche coraggiosi e incendiati di vitalità e cambiamento.

Il matrimonio con Leone le darà il cognome al quale non vorrà rinunciare nemmeno dopo la morte di lui ed è lei stessa a descrivere chi è il genere di uomo che vuole accanto -  "La cosa strana con questa persona è che ci sentiamo sempre così bene e in pace, con un largo respiro ... con la fronte che era stata sempre così aggrottata e torva per tanti anni, d'un tratto distesa...questa persona, mentre cammina accanto a noi col suo passo diverso dal nostro, col suo severo profilo, possiede una infinita facoltà di farci tutto il bene e tutto  il male. Eppure noi siamo infinitamente tranquilli. E lasciamo la nostra casa e andiamo a vivere con questa persona per sempre".

E sarà lui a lasciarle le linee guida per la vita dopo la sua morte "normalizza appena possibile la tua esistenza, lavora, scrivi, sii utile agli altri"

Un libro ricco di affermazioni della stessa Natalia, che con un lavoro davvero eccezionale Petrignani raccoglie dalle sue opere, dalle interviste, dai ricordi degli amici e colleziona in un affresco reale che risponde allo stile che abbiamo incontrato nella lettura del Lessico, a quel ruolo dell'autore appartato che descrive con sensibile distanza emotiva ciò che succede intorno a lei. In realtà ogni personaggio porta i segni di chi scrive "i miei personaggi erano la gente del paese, che vedevo dalle finestre e incontravo sui sentieri. Non chiamati, non richiesti erano venuti nella mia storia ... e da allora, sempre, quando usai la prima persona, m'accorsi che io stessa, non chiamata, non richiesta, m'infilavo nel mio scrivere".

A proposito dell'utilizzo della prima persona è interessante l'ammirazione che dichiara per la capacità di scrivere di Elsa Morante "L'ho ammirata molto, e sentivo anche dell'invidia, perché lei usa la terza persona, e a me questo è sempre stato impossibile. Io voglio il distacco però non riesco a scrivere che in prima persona... Elsa Morante quando scrive riesce a raggiungere l'altezza delle montagne.. non mi è mai riuscito di salire sulle montagne e vedere tutto dall'alto, non mi è mai riuscito. Invece era questo cui aspiravo".

Soffrirà per questo senso di inferiorità, in parecchie occasioni, mantenendo sempre però un infinito rispetto per la grandezza della Morante, con la quale condivideva un pensiero piuttosto ostico del femminismo. Le due donne appartenevano ad una generazione precedente al femminismo, un concetto fastidioso per loro, "roba da ingenue fanatiche protestatarie, ridicole".  Entrambe, in virtù della considerazione che avevano per la loro letteratura,   mai avrebbero voluto essere classificate scrittrici femminili, si ritenevano distanti da una letteratura carica di sentimentalismo, manierismo, emotività, sdolcinatezza. I loro miti erano maschili.

Tornando allo svelamento del nostro oggetto di lettura ecco in aiuto le parole di Petrignani, che definisce il Lessico famigliare la madeleine della traduttrice di Proust.  Nella traduzione della Recherche, Ginzburg, si convince che  "è impossibile possedere il segreto di un essere umano e che il passato sprofonda inevitabilmente nella dimenticanza e nella cancellazione. Ma l'eco di una frase balorda, il proverbio strampalato, un'intonazione, un nomignolo hanno il potere incantato di restituire l'attimo fuggitivo, la persona scomparsa, non però quello di dissiparne il segreto. L'intento di Natalia non è mai stato di scrutare dentro l'anima dei suoi personaggi: lei desidera solo rappresentarli, metterli in scena. E poi, che se la cavino da soli."

E a proposito del suo lavoro di traduzione afferma: " Tradurre significa appiccicarsi e avvinghiarsi ad ogni parola e scrutarne il senso. Seguire passo passo e fedelmente la struttura e le articolazioni delle frasi. Essere come insetti su una foglia o come formiche su un sentiero. Ma intanto tenere gli occhi alzati a contemplare l'intero paesaggio, come dalla cima di una collina. Muoversi molto adagio, ma anche molto in fretta, perché in tanta lentezza è e deve essere presente anche l'impulso a divorare la strada. Essere formica e cavallo insieme. Il rischio è sempre di essere troppo cavallo o troppo formica. L'una e l'altra cosa sciupano l'opera. La lentezza non deve apparire, deve apparire la corsa del cavallo soltanto. Le parole nate così adagio non devono apparire striscianti o morte, ma fresche, viventi e impetuose. Il tradurre è dunque fatto di questa contraddizione insanabile. […]

Arrivati alla conclusione di questo bellissimo ritratto si ha, accanto alla sensazione di aver finalmente conosciuto la donna e la scrittrice, anche l'impressione di aver camminato con lei, che di strade ne ha percorse davvero tante con le sue scarpe basse, solide e sane, mocassini con la suola rialzata, alle quali non ha mai rinunciato e che le davano un incedere pesante, presente. Come importante fu la sua presenza, unica donna, tra i tanti intellettuali della storia dell'editoria, a sedere al tavolo della Einaudi assieme a Giulio, il padrone, a  Pavese, Balbo,  Levi,  Calvino, Morante, Quasimodo, Moravia. Ci si sente quasi in soggezione al pensiero che sia esistito un tempo in cui ad uno stesso tavolo stavano seduti insieme questi grandi nomi, o che in una stessa casa potessero trovarsi Olivetti, Turati, Foa  o che nello stesso Parlamento potessero trovare posto Pertini, Berlinguer e Nilde Iotti. E' un tempo lontano che rimpiangiamo pensando ai tavoli ai salotti al Parlamento di oggi. 

Si chiude il libro ringraziando il prezioso lavoro di Petrignani che ci ha affezionato a Nat.